13. LEASE CONTRACT


Seguo Doc attraverso corridoi e sale d'attesa deserte. Se non fosse per la mancanza di elettricità, il freddo e l'umidità, si direbbe che l'ospedale sia ancora in funzione. Il  pavimento, in polimero antibatterico, è intonso e il mobilio al suo posto. Solo il banco dell'accettazione è in disordine, con cartelle sanitarie e fogli distribuiti alla rinfusa sul pavimento.
- Sembra tutto così strano!-
- Vero? Anche a me ha fatto questo effetto la prima volta. L'ospedale è stato l'ultimo ambiente ad essere evacuato e la sicurezza era assicurata dalle forze armate. Così, mentre nl resto della città imperversavano saccheggi e razzie, qui tutto andava avanti come un orologio svizzero-
Da molti anni la Svizzera non aveva più il primato nel campo dell'orologeria, non esisteva nemmeno più come Stato, inglobata nella Confederazione Eurasiatica, ma capivo comunque la similitudine.
Arriviamo ad una rampa di scale che scende, una striscia arancione sul muro la segue. Su di essa si stagliano caratteri cirillici, il cui significato è Laboratori/RX.
Doc scende i gradini, deciso. Giunti a metà accende la potente torcia e continua. Come farà a ricaricare la batteria?
Il corridoio in cui arriviamo è sicuramente più caldo, o è una sensazione dovuta all'agitazione? Continuo a seguire un estraneo, all'interno di questo posto spettrale, senza sapere nulla di lui. Sono messo bene!

- Tenente, venga a vedere!-
Chiamò Biz da dietro il camion. Raggiunto il caporale, Berved si issò oltre la sponda del cassone.
- Che mi venga un accidente, ma questi sono essere umani, donne, uomini, bambini!-
Una serie di facce terrorizzate ed emaciate lo guardavano, mute, quasi senza respirare.
Il Tenente scese dal predellino e si ritrovò di fronte alla squadra, solo Marvin mancava.
- Cosa ne facciamo Signore?-
- Varmit, non lo so, chi è questa gente e cosa ci fa qui?-
- A occhio sono prigionieri-
Disse Rudolf, salito nel cassone.
- Cosa glielo fa pensare, Agente?-
Sfottè Biz. Gli animi si stavano accendendo, quella sorpresa era molto al di là delle aspettative, soprattutto per la presenza dei bambini.
- Tutti hanno un marchio a fuoco sull'avambraccio, uno strano simbolo-
Il Tenente salì nuovamente e osservò un uomo anziano, lo sbirro aveva proprio ragione, qualcuno aveva marchiato queste persone come se fossero vacche.
-  Eccoci arrivati! Benvenuto nella mia umile dimora!-
La stanza che mi apre davanti è a dir poco sorprendente, sembra uscita da un albergo a quattro stelle: un letto con lenzuola pulite, un tavolo in legno curato, abbellito con fiori, immagino finti, addirittura un grammofono d’epoca. La luce, che proviene da una piantana color ottone, è calda e rende l’ambiente accogliente. C’è un retrogusto di vaniglia nell’aria, che mi fa venire subito fame.
- Sei rimasto senza parole, mio nuovo amico?-
- Credo di sì…non pensavo di trovare una stanza così bella in un posto come questo-
- Ci ho messo molto tempo sai? E la collezione si aggiorna di giorno in giorno-
Dice, tirando fuori dal pesante zaino un vaso di cristallo perfettamente conservato che, dopo essere stato spolverato con un panno, va a sostituire la brocca di plastica dei fiori finti. Si gira verso di me e mi sorride, come se aspettasse un complimento per la scelta del soprammobile.
- Molto bello! Ottima scelta. Ha qualcosa da mangiare Doc?-
Armeggia in uno stipetto intarsiato e ne estrae una confezione sigillata facente parte della IRP (Individualnovo Ratsiona Pitanee): stufato di manzo, cinquanta per cento di grasso con vent’anni di troppo sul groppone! La mia pancia, però, è inesorabilmente vuota da troppe ore e mi vedo costretto ad accettare e ingurgitare questo intruglio freddo, sembra vomito rappreso.
- Caro ragazzo, posso chiederti un favore? Diciamo che sarà dopo potrai per stare qui con me-
Gli rispondo con un cenno affermativo, mentre bevo un sorso di thè, proveniente probabilmente sempre da una IRP.
- Ho assoluto bisogno di un nuovo modulo ad irraggiamento stereoscopico per le mie ricerche.-
- Non ho idea di cosa sia Doc.-
Mi guarda e scoppia a ridere, poi, con un tono da maestro paziente mi dice:
- Un irraggiatore è uno strumento utilizzato per riscaldare un materiale, quello di cui ho bisogno è capace di riscaldare uniformemente e in pochi istanti qualsiasi cosa a 360 gradi.-  
- Ok, dove posso trovarne uno?-
- A nord dell’ospedale si trova il complesso universitario. Cerca la facoltà di ingegneria bio-meccanica, nell’edificio dei laboratori dovrebbe essercene uno ancora funzionante. Ecco un disegno di ciò che mi serve. Se tornerai qui con il modulo ti darò vitto e alloggio e diventerai mio assitente-
Mi consegna un foglio proveniente da un manuale di istruzioni del modulo.
- Sembra una specie di tubo al neon! Ma perché devo andare io a recuperarlo, se sa dov’è?-
- È qui che la cosa diventa interessante! Hai mai sentito nominare i Divoratori?-
Non so perché, ma non si preannuncia un buon affare.

12. A NEW FRIEND


Ma quanto ho dormito? Un'ora, due, dieci? Non fa differenza. Mi sento indolenzito e rotto fino all'ultimo centimetro. Mi trascino fuori dal mio nascondiglio a fatica, la stanza è illuminata quel tanto che basta per farmi capire che si tratta del padiglione delle nuove tecnologie. Mi aggiro curioso tra smartphone, palmari, tablet, toccandone alcuni e soppesandone altri. Sono sempre stato appassionato di queste cose e molto nostalgico. Decido di tornare sui miei passi, per esplorare il resto del museo, o non so neanche io cosa, ma sento un rumore. Mi nascondo dietro ad una colonna, lo sento di nuovo, come un tintinnare. Provo a spiare lo spazio, ma la provenienza del rumore è vicino all'ingresso l padiglione ed è controluce. Mi decido e mi avvicino, cercando di fare meno rumore possibile. CRACK
Maledizione! Maledetto vetro!
- Chi c'è?-
Sento urlare.
Non rispondo, sono pietrificato.
- Chi c'è là?-
La voce non vuole darsi per vinta. Sento che traffica in uno zaino o borsone. Si alza in piedi e accende una potente torcia.
- Spegni quella maledetta luce! È peggio di una lancia termica!-
- Allora vedi che non mi sbagliavo? Chi sei?-
Intanto spegni la luce, cazzo!
La spegne.
Penso cosa rispondere, ma mi viene solo uno stupidissimo:
- Sono un essere umano-
- Piacere di conoscerti, essere umano. Anche io sono un essere umano-
C'è una nota di sarcasmo nella voce.
- Non pensavo ci fossero uomini qui intorno!-
- Non molti, fortunatamente, e quelli che ci sono di solito non sono molto ospitali. Sei anche tu un Lupo Grigio?-
Lupi grigi? Di cosa sta parlando?
- Ehm, no. Credo-
Sento un sonoro sbuffare.
- Sei un uomo del complesso k sei solo un mercenario in cerca di fama?-
- Nel complesso ci sono persone?-
Questa sì che è una rivelazione!
- La prenderò come "sono un mercenario". Buon per te, non sarei stato altrettanto amichevole in caso contrario-
La voce perde interesse e ritorna a afre i fatti suoi, chinata. Mi avvicino, ma non riesco ancora a definire bene l'uomo. È vestito con una pesante giacca rinforzata di colore marrone e sabbia.
- Cosa stai facendo?-
Mi guarda, il sui viso è coperto da una barba grigia e la pelle sembra conciata, probabilmente per il forte freddo.
- Raccolgo la stessa cosa di cui sei ricoperto-
Mi ero dimenticato di essere coperto dalla testa ai piedi di uno strano muco gelatinoso, di colore nero.
- Cos'è? Ci sono caduto dentro-
- È una secrezione di una radice, che mutandosi genera questa poltiglia dai mille usi diversi-
- Funziona anche come repellente?-
- Hai già incontrato le anime eh? Certo, è il suo uso più rilevante!-
Detto questo chiude il barattolo, lo mette nello zaino, si alza e si dirige verso l'uscita.
Lo seguo? No, meglio di no, anzi sì!
- Aspettami! Vengo con te!-

Quando sentirono il rumore di un mezzo stradale la squadra era già pronta a muovere, Biz si sporse dall'angolo del muro e disse:
- Un camion a doppio asse, veloce!-
Marvin non attese oltre e scattò dentro il rudere, arrampicandosi sui resti del solaio, arrivando infine ad una finestra che dava sulla strada.
- Imboscata, imboscata!-
Urlò Berved, generando un movimento fluido di uomini, solo Rudolf era spaesato, ma Varmit lo prese per il collo del tattico e se lo trascinò dietro. Mac, l'uomo di punta, si girò verso Marvin e gli chiese
- Dacci tu luce verde ok Marv?-
L'altro alzò il pollice senza staccare l'occhio dal mirino telescopico, in silenzio.
Quando il mezzo fu più vicino, Marvin fischiò e fece segno con 2 dita, seguito poi dal segno della pistola. Due uomini armati.
Il cecchino attese di collimare il reticolo di mira con la testa del guidatore e, una volta calcolato l’errore dovuto alla velocità del camion, impresse la giusta forza sul grilletto. Il campo magnetico che frenava il colpo venne accelerato dal rotore ed espulse il dardo a velocità supersonica, così l'autista non sentì nemmeno ciò che lo uccise. In realtà neanche il soldato seduto sul sedile del passeggero sentì il leggero gracchio del fucile, ma capì subito di essere caduto in un'imboscata dal sangue che lo investì, proveniente dal cranio del compagno. Il mezzo, lasciato senza controllo, andò a schiantarsi contro un grosso albero, fermandosi istantaneamente. Passarono attimi che a Rudolf parvero un'eternità, poi la portiera si aprì di scatto e l'uomo uscì sparando a raffica, senza un bersaglio. Non poté sparare che pochi colpi prima di accartocciarsi al suolo, con un grosso foro al posto del lobo occipitale sinistro. Poi silenzio e calma.
- Sei sempre così altruista?-
Chiese Varmit uscendo sulla strada, tenendo però sempre sotto tiro il camion.
- Con quel cannone avresti fatto troppo casino!-
A loro volta uscirono dai nascondigli anche gli altri, convergendo verso il mezzo.
I corpi erano vestiti con una mimetica digitale grigia e nera, sulla spalla una testa di lupo. Arrivati alla cabina si assicurarono che non ci fosse nessuno di vivo, ma giunti al cassone rimasero di sasso.

Avremo camminato almeno un'ora, il mio nuovo amico si muove come se conoscesse questi posti a memoria, e forse è proprio così, passa da un edificio ad un altro e apre le porte con sicurezza. Solo una volta giunti al termine di un lungo portico si ferma, si gira e mi fa segno di fare silenzio con l'indice teso di fronte alla bocca.
Guardo fuori ma non vedo niente, solo la strada e altri edifici.
Tende la mano dietro di lui, senza guardarmi, come a dirmi aspetta, poi, improvvisamente, mi fa segno di seguirlo e si lancia fuori di corsa. Lo seguo, ma subito il fiato si fa corto e rischio di cadere senza fiato. Per fortuna ci fermiamo dietro ad un'ambulanza arrugginita, così ho tempo di riposarmi. No, cazzo, riparte di corsa, e via, io dietro! Arriviamo ad una porta a vetri e per un attimo credo che il pazzo voglia lanciarglisi contro, ma all'ultimo allunga la mano e spinge la maniglia, si apre!
Entro, inciampo in non so cosa e cado rovinosamente su un pavimento lucido, abbastanza morbido, per mia fortuna! Mi giro sulla schiena e lo sento ridere, questo coglione sta ridendo di me!
- Mr uomo, è furi forma eh?-
Prima o dopo devo rifilargli un diretto sul naso, ma non ora, mi gira la testa solo al pensiero.
- Aiutami, invece di ridere. A proposito, mi chiamo Adams-
- Piacere, ho sempre pensato che fare jogging aiuti le relazioni sociali. Io sono Dimitri Yunchescu, ma puoi chiamarmi Doc.-
- Doc? Aggiudicato. Sei un medico?-
- No, uno scienziato, e lascia che ti dia il benvenuto all'ospedale Yvanenko!-

11. FARMHOUSE


- Che ore sono?-
- Le diciannove e ventisette-
- Dove si sarà cacciato Marvin? Tra tre minuti dobbiamo sigillarla-
Disse Mac indicando, con un cenno del mento, la botola alle spalle di Varmit.
- Prova a sentirlo alla radio-
- Credo sia inutile, la finestra radio non è prevista, però aspetta-
Mac aprì il radio pouch del gillet tattico ed estrasse l'apparecchio, lo accese e se lo avvicinò alle labbra, l'auricolare l'aveva persa durante la colluttazione nell'appartamento.
- Lancia, qui Mac, mi copi, interrogativo-
Silenzio.
- Lancia, qui Mac, mi copi, interrogativo-
Nulla.
- Marvin, ci sei, interrogativo-
Mac guardò negli occhi il mitragliere che faceva un lento no con la testa e mise via la radio.
- Accidenti! É ora di entrare-
Sigillarono la botola dall'interno, dopo dieci minuti la poca luce del sole rimanente si era già spenta oltre l'orizzonte.

La testa mi risuona come un tamburo, fatico quasi a tenere gli occhi aperti. Intorno è tutto buio, ma quanto sono stato svenuto? E questa porcheria su cui sono scivolato? È oleosa e appiccicaticcia!
Un rumore, dalla stanza vicina. Maledizione, non riesco ad alzarmi! Riesco però a strisciare fino alla parete e ad infilarmi in una nicchia degli impianti. Una creatura arriva, annusando rumorosamente, nella stanza. Mi congelo, vorrei poter fermare anche il cuore, fa un baccano pazzesco! Non riesco a vedere nulla e non capisco se si sia allontanata o se sia ancora lì.
SNORT , una zaffata di alito mi investe il viso. Puzza di fermentazione e di sangue rappreso, ha una nota metallica e acida allo stesso tempo.

La cantina rimbombò sorda, amplificando dieci volte i colpi sulla botola.
La squadra si svegliò, le facce svelavano sorpresa mista a preoccupazione.
Berved si alzò dal giaciglio, facendo attenzione a non fare alcun rumore, e si mosse verso i pochi gradini che portavano all'uscita. Tutti presero la propria arma e la puntarono verso lo stesso punto, pronti a coprire il Tenente.
Intanto i battiti si erano placati. Passò un tempo che sembrò a tutti un'eternità, ma poi arrivò una voce, molto ovattata:
- Mi volete lasciare con il culo al freddo?-
Con un sospiro di sollievo corale, gli uomini si alzarono e si diressero sollevati verso l'apertura, che venne prontamente sbloccata. Marvin entrò, tirandosi dietro la botola, richiudendola.
Molte furono le mani che gli batterono sulle spalle, condite da parole di saluto e goliardia.
- Marvin, credevamo fossi tornato a casa prima!-
Scherzò Mac, porgendogli una tazza di brodo caldo e destando una risata nei presenti.
- Eh sì, ma poi mi mancavi e sono tornato!-
Un'altra risata percorse la stanza.
Il Tenente attese che bevesse il brodo caldo e gli chiese cosa avesse scoperto.
- La struttura è completamente circondata da una doppia recinzione, nuova di palla. Inoltre negli angoli ci sono telecamere ad angolo fisso. Sul lato nord, di fianco ai cancelli carrabili, sono presenti due garitte. Purtroppo non ho potuto controllare se siano presidiate perché, durante l'avvicinamento, sono incappato in un CIN.-
- CIN?-
Chiese Biz.
- Campo a Impulsi Neurali, è come un campo minato, ma senza esplosioni-
Spiegò Berved.
- Ho rischiato di rimanerci fritto, per fortuna avevamo seguito un corso di aggiornamento apposito nel Diciottesimo, così appena ho sentito il caratteristico sfrigolio dei pulsori che si caricano mi sono lanciato di corsa sui miei passi. La piastra a pressione non mi ha più rilevato e non ha rilasciato la scarica.-
Bevve un sorso di acqua dalla borraccia, sciacquandosi la bocca, e continuò.
- Poi mi sono precipitato qui-
- Non era previsto che la struttura fosse protetta, probabilmente sono difese automatizzate?-
- Improbabile, vent'anni fa questa tecnologia non esisteva-
Disse Sandoval.
- E se avessero protetto la struttura in seguito, contro i predoni?-
- Negativo caporale, che senso ha proteggere una cosa che ufficialmente non ha valore?-
Rispose Berved.
Mac si distese nel sacco a pelo e disse, mentre sbadigliava rumorosamente:
- Ho paura che lo scopriremo presto, Tenente-

Mi aspettavo di morire, centrato da una zampata poderosa, invece la creatura se n'è andata, come se nulla fosse. Che non mi abbia individuato? E se è così come mai? Forse è questa poltiglia che ho su tutto il corpo? Devo trovare un nascondiglio e riposarmi, la testa continua a pulsarmi dolorosamente.
Mi muovo a carponi, mi taglio il palmo della mano destra con qualcosa, accidenti se brucia, ma non posso mollare. Trovo un pannello sul muro che si muove, come fosse un portello. Provo a spingerlo e questo si apre. Dietro c'è uno spazio grande più di un uomo, così decido di passare qui la notte. Domani, con la luce, potrò capire cosa ho addosso.

Il raggio di sole baciò la palpebra di Rudolf, provocandogli una piacevole sensazione. Aprì gli occhi, domandandosi da dove arrivasse quella luce e vide che il pavimento del piano terra, costruito con un assito ormai logoro, presentava diversi fori. La visione pareva quasi dignitosa, colorata di un giallo caldo. Purtroppo però, quasi contemporaneamente, gli tornarono alla mente anche le scene cruente dei giorni passati, cancellando l'idillio. Si tirò a sedere, stirando poi le prime vertebre, provocando un basso Clac.
- Vedo che si è svegliato, come ha passato la notte?-
- Ah, caporale, non avevo notato che si era già sveglio. Non mi posso lamentare, direi. E lei?-
- Ho dormito poco, pensieri, sa? Mi chiedevo dov'è finito Adams-
La situazione non prevedeva risposta, quindi Rudolf fece una mezza contorsione per raggiungere la zip ed aprire il sacco a pelo. Anche il resto della squadra si stava svegliando e si respirava la caratteristica aria del "non voglio parlare", causata dalle forze non del tutto recuperate. Solo Biz pareva fresco, o era semplicemente un rompipalle!
Il Tenente raccolse le sue cose ed uscì nel prato inondato di sole, i cui raggi erano ancora troppo deboli per sciogliere la brina notturna. Venne raggiunto da Mac e Marvin, mentre gli altri facevano colazione. Questo sistema era ottimo per lasciare un, seppur minimo, margine di libertà, permettendo a chi aveva voglia di ributtarsi a capofitto nella missione di poterlo fare, almeno con la testa, mentre gli altri approfittavano di un piccolissimo momento di relax.
- Come pensa di procedere, Tenente?-
Domandò Mac, giocherellando con lo stelo ghiacciato di un’erba.
- Gli ordini prevedono di entrare nel complesso, e così faremo. -
- E se i sistemi perimetrali non sono solo automatici, ma controllati da guardie?-
- Se ci sarà da menare le mani, le meneremo!-
- Questo volevo sentire!-
Esplose Varmit, appena arrivato, alzando la canna del suo railgun.

EBOOK prima parte

Dopo una revisione completa dei primi capitoli, quelli ambientati in città, sono lieto di rendere disponibile al download l'ebook, così anche chi volesse "portarsi dietro" Mac e soci potrà farlo!

Buona lettura!

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10. LIMA


Maledetti! Sapevo che mi avrebbero abbandonato, non mi sono mai piaciuti, forse solo quel Marvin, almeno se ne sta zitto! Ma gli altri, quel Mac, fin da subito l'avrei lanciato giù dall'aereo senza paracadute. Maledetti bastardi -Cerca Trigger!- Stupido bisonte ottuso, lui sì che merita di essere salvato. Invece il tecnico sfigato, quello tutto cervello e niente bom bom, non merita, lasciamolo lì!
Invece lo sfigato è riuscito a svignarsela proprio quando grandinava merda! Che stupide quelle creture: non si sono accorte che, mentre attaccavano da nord, io fuggivo a sud. Penso non abbiano grande olfatto e vista, perché anche più tardi sono passati vicino al mio nascondiglio varie volte e non mi hanno notato.
Mi aspettavo che i mostri mi venissero a cercare, invece niente, si sono allontanati trascinando Trigger. Quando se ne sono andati sono ritornato nel garage, ho trovato il dottore, figlio di puttana, mi hai drogato! La sua testa di cazzo era svuotata, mi ha fatto ridere! Non capisco il motivo, ma non ero impaurito, non mi faceva più senso come nell'appartamento.
Ho trovato sia il railgun che l'arma del dottore, ma ho deciso di prendere solo la pistola, con diversi caricatori. Quella sottospecie di cannone é troppo pesante! Poi ho sentito una serie di rumori e mi sono spaventato, sono uscito e sono corso fino al mio nascondiglio, un tubo di scolo chiuso con una spessa griglia. Me ne sono stato lì fino all'alba perché sono svenuto. Quando mi sono ripreso, ho visto Berved e la sua squarda di coglioni che si stavano per muovere, così liho seguiti, curioso di vedere cosa avrebbero ftto quando non mi avrebbero trovato. Un paio di volte ho rischiato di farmi scoprire, sono ancora intontito da quella robaccia che mi hanno somministrato e sono inciampato.
Adesso sono entrati nel museo, non so se seguirli o aspettarli. Da questo relitto di automobile vedo quasi tutto intorno, ma ho una strana sensazione, come se quacosa si stesse avvicinando. Mi guardo intorno, cazzo non posso stare qui fuori, che idea idiota, non devo stare all'aperto! Ma dove posso andare? Li seguo dentro? E se hanno messo una trappola all'ingresso? Proviamo!
Mi alzo cauto e mi avvicino lentamente allaporta. Nessun ordigno, bingo! La hall è vuota, così posso entrare.
Dove saranno andati?
Ecco, giunge una voce da quel padiglione. Mi incammino, guardo attentamente dietro ogni angolo, ho imparato almeno qualcosa da quei soldati. Che peccato che un posto così pieno di potenzialità educative sia stato abbandonato! Stupidi, hanno dovuto giocare con il fuoco e si sono scottati! Stupidi!
Le voci si sono fermate, che lo abbiano trovato?
Provo ad avvicinarmi.
Oh mamma mia, crocifisso e sventrato, ma chi soni questi esseri?
Lo staccano? E io dove sarei, coglioni? Non mi cercate? Via via via, stanno uscendo, cazzo cazzo, dove mi infilo adesso? Corro a perdifiato, arrivo nella hall, non so cosa fare, mi precipito in un altro padiglione, scivolo al buoio, cado e batto la testa ...
mi rialzo, che dolore ...
ronza tutto...
vedo...
nero...
...

Terminata la breve funzione funebre la squadra si riorganizzò e, in formazione a doppia colonna, si diresse a sud, verso l'istituto di ricerca. Giunsero al confine cittadino meridionale a metà pomeriggio.
- Ci restano ancora tre ore prima del tramonto, quindi Marvin andrà in ricognizione, mentre noi ci cercheremo un riparo per la notte. Finestra radio alle diciassette zero zero, canale sei tre.-
- Diciassette e canale sessantatre,ricevuto-
Rispose apparentemente distratto Marvin, mentre controllava per l'ennesima volta il fucile di precisione, azione del tutto inutile, ma parte dell'abitudine. Scaricò lo zaino a Mac, che gli chiese:
- Non vuoi che ti accompagni?-
- Tranquillo, vado e torno in massimo un'ora e mezza, fammi trovare piuttosto una bella tazza di brodo!-
Detto questo si allontanò dal gruppo. Quando Berved si girò in quella direzione già non lo vedeva più, grazie alla ghillie tecnologicamente avanzata che aveva indossato il cecchino. Pensò che, alla fin fine, grazie alla preparazione di alcui di loro, forse, la missione non sarebbe fallita.

Lo spazio intorno al complesso era un prato incolto, con erbacce ormai indurite dal tempo. Circa ad,un centinaio di metri dalla recinzione perimetrale campeggiava, fiero, un albero, ormai cadavere riarso. Marvin decise che quello sarebbe stato il suo punto d'osservazione e, con movimenti fluidi e lenti, si portò fino al tronco, arrampicandovisi poi fino ad una grande V.
Il paesaggio, guardato attraverso il cannocchiale multifunzione, non rivelò nessuna informazione particolarmente utile. L'edifico, un grande complesso industriald, appariva abbandonato da vent'anni, ma la recinzione pareva molto più recente. Il cecchino decise allora di fare una scansione magnetica e l'immagine assunse una colorazione sulle tonalità dei grigi. In particolare la sua attenzione venne catturata dai puntini magenta, tremolanti, che rappresentavano materiale elettronico in funzione. Eseguì uno zoom al limite dell'ingrandimento, ma ne ricavò solo una macchia magenta più grande. Controlló il cronografo da polso: le 17 e pochi minuti, gli rimaneva un'ora prima del buio.
Accese la radio, che aveva già sintonizzato precedentemente, e aprì la comunicazione:
- Lancia a Papa, Lancia a Papa, passo-
- Avanti Lancia, passo-
- Attività elettrica su Lima, mi avvicino per individuarne la fonte, passo-
Lima era il nome in codice dato al complesso, L di laboratorio.
- Lancia, fai attenzione al tempo. Campo in C53. Hai rievuto, interrogativo-
- Ricevuto Papa, tempo stimato per il task: cinquanta primi. Chiudo-

La squadra si era attestata in una piccola fattoria diroccata, ai limiti della città giardino. Gran parte della struttura era crollata, ma la cantina offriva un discreta protezione: solo due punti di accesso,di cuiuno ricoperto di detriti. L'intera città era stata suddivisa sulle carte tattiche, in dotazione ad ogni membro della squadra, in settori, a loro volta divisi in quadranti. Così il campo si trovava nel settore C5, quadrante 3.
- Mac, tu farai il primo turno, rimani appena fuori la botola, ma entra e sigillala al massimo alle diciannove e trenta.-
- Ok Tenente, buon riposo-
Varmit gli si avvicinò, torvo.
- Rimango anche io qui, tanto non dormirei-
La morte dell'amico lo aveva segnato profondamente, il viso era percorso da profonde rughe.
- Ti capsico, sai? Anche io ho perso molti amici là fuori-
Rispose comprensivo Mac.
Varmit si girò verso l'interno e si assicurò che nessuno li stesse ascoltando, poi appoggiò delicatamente la botola.
- Sai, Trigger era più di un amico, era come un fratello. Abbiamo veramente fatto di tutto insieme. Anche a casa, nono c'era giorno in cui non ci sentissimo, anche solo per un saluto!-
A Mac sembrò che una leggera lacrima stesse scorrendo sulla guancia del mitragliere, colorata dei mille riflessi del tramonto.
- Se uno dei due aveva un problema, di qualsiasi genere, poteva sempre contare sull'altro. Mi ricordo una volta, Trigh aveva fatto un casino con ua ragazza, e il bello era che questa aveva un fratello grande il doppio di lui! Che corse nei vicoli, per sfuggire a quel toro assassino! Ma alla fine ce l'abbiamo fatta eh? Dovevi esserci Mac!-
- Così devi ricordartelo! Onoralo per quello che avete fatto insieme e per la vostra amicizia!-
Le labbra di Varmit rimasero un attimo di troppo atteggiate a sorriso, dopo ritornarono inespressive, in lutto. La barriera emotiva era nuovamente tornata al suo posto.