Maledetti!
Sapevo che mi avrebbero abbandonato, non mi sono mai piaciuti, forse solo quel
Marvin, almeno se ne sta zitto! Ma gli altri, quel Mac, fin da subito l'avrei
lanciato giù dall'aereo senza paracadute. Maledetti bastardi -Cerca Trigger!-
Stupido bisonte ottuso, lui sì che merita di essere salvato. Invece il tecnico
sfigato, quello tutto cervello e niente bom bom, non merita, lasciamolo lì!
Invece lo
sfigato è riuscito a svignarsela proprio quando grandinava merda! Che stupide
quelle creture: non si sono accorte che, mentre attaccavano da nord, io fuggivo
a sud. Penso non abbiano grande olfatto e vista, perché anche più tardi sono
passati vicino al mio nascondiglio varie volte e non mi hanno notato.
Mi
aspettavo che i mostri mi venissero a cercare, invece niente, si sono
allontanati trascinando Trigger. Quando se ne sono andati sono ritornato nel
garage, ho trovato il dottore, figlio di puttana, mi hai drogato! La sua testa
di cazzo era svuotata, mi ha fatto ridere! Non capisco il motivo, ma non ero impaurito,
non mi faceva più senso come nell'appartamento.
Ho trovato
sia il railgun che l'arma del dottore, ma ho deciso di prendere solo la
pistola, con diversi caricatori. Quella sottospecie di cannone é troppo
pesante! Poi ho sentito una serie di rumori e mi sono spaventato, sono uscito e
sono corso fino al mio nascondiglio, un tubo di scolo chiuso con una spessa
griglia. Me ne sono stato lì fino all'alba perché sono svenuto. Quando mi sono
ripreso, ho visto Berved e la sua squarda di coglioni che si stavano per
muovere, così liho seguiti, curioso di vedere cosa avrebbero ftto quando non mi
avrebbero trovato. Un paio di volte ho rischiato di farmi scoprire, sono ancora
intontito da quella robaccia che mi hanno somministrato e sono inciampato.
Adesso sono
entrati nel museo, non so se seguirli o aspettarli. Da questo relitto di
automobile vedo quasi tutto intorno, ma ho una strana sensazione, come se
quacosa si stesse avvicinando. Mi guardo intorno, cazzo non posso stare qui
fuori, che idea idiota, non devo stare all'aperto! Ma dove posso andare? Li
seguo dentro? E se hanno messo una trappola all'ingresso? Proviamo!
Mi alzo
cauto e mi avvicino lentamente allaporta. Nessun ordigno, bingo! La hall è
vuota, così posso entrare.
Dove
saranno andati?
Ecco, giunge
una voce da quel padiglione. Mi incammino, guardo attentamente dietro ogni
angolo, ho imparato almeno qualcosa da quei soldati. Che peccato che un posto
così pieno di potenzialità educative sia stato abbandonato! Stupidi, hanno
dovuto giocare con il fuoco e si sono scottati! Stupidi!
Le voci si
sono fermate, che lo abbiano trovato?
Provo ad
avvicinarmi.
Oh mamma
mia, crocifisso e sventrato, ma chi soni questi esseri?
Lo
staccano? E io dove sarei, coglioni? Non mi cercate? Via via via, stanno
uscendo, cazzo cazzo, dove mi infilo adesso? Corro a perdifiato, arrivo nella
hall, non so cosa fare, mi precipito in un altro padiglione, scivolo al buoio,
cado e batto la testa ...
mi rialzo,
che dolore ...
ronza
tutto...
vedo...
nero...
...
Terminata
la breve funzione funebre la squadra si riorganizzò e, in formazione a doppia
colonna, si diresse a sud, verso l'istituto di ricerca. Giunsero al confine
cittadino meridionale a metà pomeriggio.
- Ci
restano ancora tre ore prima del tramonto, quindi Marvin andrà in ricognizione,
mentre noi ci cercheremo un riparo per la notte. Finestra radio alle
diciassette zero zero, canale sei tre.-
-
Diciassette e canale sessantatre,ricevuto-
Rispose
apparentemente distratto Marvin, mentre controllava per l'ennesima volta il fucile
di precisione, azione del tutto inutile, ma parte dell'abitudine. Scaricò lo
zaino a Mac, che gli chiese:
- Non vuoi
che ti accompagni?-
-
Tranquillo, vado e torno in massimo un'ora e mezza, fammi trovare piuttosto una
bella tazza di brodo!-
Detto questo
si allontanò dal gruppo. Quando Berved si girò in quella direzione già non lo
vedeva più, grazie alla ghillie tecnologicamente avanzata che aveva indossato
il cecchino. Pensò che, alla fin fine, grazie alla preparazione di alcui di
loro, forse, la missione non sarebbe fallita.
Lo spazio
intorno al complesso era un prato incolto, con erbacce ormai indurite dal
tempo. Circa ad,un centinaio di metri dalla recinzione perimetrale campeggiava,
fiero, un albero, ormai cadavere riarso. Marvin decise che quello sarebbe stato
il suo punto d'osservazione e, con movimenti fluidi e lenti, si portò fino al
tronco, arrampicandovisi poi fino ad una grande V.
Il
paesaggio, guardato attraverso il cannocchiale multifunzione, non rivelò
nessuna informazione particolarmente utile. L'edifico, un grande complesso
industriald, appariva abbandonato da vent'anni, ma la recinzione pareva molto
più recente. Il cecchino decise allora di fare una scansione magnetica e
l'immagine assunse una colorazione sulle tonalità dei grigi. In particolare la
sua attenzione venne catturata dai puntini magenta, tremolanti, che
rappresentavano materiale elettronico in funzione. Eseguì uno zoom al limite
dell'ingrandimento, ma ne ricavò solo una macchia magenta più grande. Controlló
il cronografo da polso: le 17 e pochi minuti, gli rimaneva un'ora prima del
buio.
Accese la
radio, che aveva già sintonizzato precedentemente, e aprì la comunicazione:
- Lancia a
Papa, Lancia a Papa, passo-
- Avanti
Lancia, passo-
- Attività
elettrica su Lima, mi avvicino per individuarne la fonte, passo-
Lima era il
nome in codice dato al complesso, L di laboratorio.
- Lancia,
fai attenzione al tempo. Campo in C53. Hai rievuto, interrogativo-
- Ricevuto
Papa, tempo stimato per il task: cinquanta primi. Chiudo-
La squadra
si era attestata in una piccola fattoria diroccata, ai limiti della città
giardino. Gran parte della struttura era crollata, ma la cantina offriva un
discreta protezione: solo due punti di accesso,di cuiuno ricoperto di detriti.
L'intera città era stata suddivisa sulle carte tattiche, in dotazione ad ogni
membro della squadra, in settori, a loro volta divisi in quadranti. Così il
campo si trovava nel settore C5, quadrante 3.
- Mac, tu
farai il primo turno, rimani appena fuori la botola, ma entra e sigillala al
massimo alle diciannove e trenta.-
- Ok
Tenente, buon riposo-
Varmit gli
si avvicinò, torvo.
- Rimango
anche io qui, tanto non dormirei-
La morte
dell'amico lo aveva segnato profondamente, il viso era percorso da profonde
rughe.
- Ti
capsico, sai? Anche io ho perso molti amici là fuori-
Rispose
comprensivo Mac.
Varmit si
girò verso l'interno e si assicurò che nessuno li stesse ascoltando, poi
appoggiò delicatamente la botola.
- Sai,
Trigger era più di un amico, era come un fratello. Abbiamo veramente fatto di
tutto insieme. Anche a casa, nono c'era giorno in cui non ci sentissimo, anche
solo per un saluto!-
A Mac
sembrò che una leggera lacrima stesse scorrendo sulla guancia del mitragliere,
colorata dei mille riflessi del tramonto.
- Se uno
dei due aveva un problema, di qualsiasi genere, poteva sempre contare
sull'altro. Mi ricordo una volta, Trigh aveva fatto un casino con ua ragazza, e
il bello era che questa aveva un fratello grande il doppio di lui! Che corse
nei vicoli, per sfuggire a quel toro assassino! Ma alla fine ce l'abbiamo fatta
eh? Dovevi esserci Mac!-
- Così devi
ricordartelo! Onoralo per quello che avete fatto insieme e per la vostra
amicizia!-
Le labbra
di Varmit rimasero un attimo di troppo atteggiate a sorriso, dopo ritornarono
inespressive, in lutto. La barriera emotiva era nuovamente tornata al suo
posto.
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