10. LIMA


Maledetti! Sapevo che mi avrebbero abbandonato, non mi sono mai piaciuti, forse solo quel Marvin, almeno se ne sta zitto! Ma gli altri, quel Mac, fin da subito l'avrei lanciato giù dall'aereo senza paracadute. Maledetti bastardi -Cerca Trigger!- Stupido bisonte ottuso, lui sì che merita di essere salvato. Invece il tecnico sfigato, quello tutto cervello e niente bom bom, non merita, lasciamolo lì!
Invece lo sfigato è riuscito a svignarsela proprio quando grandinava merda! Che stupide quelle creture: non si sono accorte che, mentre attaccavano da nord, io fuggivo a sud. Penso non abbiano grande olfatto e vista, perché anche più tardi sono passati vicino al mio nascondiglio varie volte e non mi hanno notato.
Mi aspettavo che i mostri mi venissero a cercare, invece niente, si sono allontanati trascinando Trigger. Quando se ne sono andati sono ritornato nel garage, ho trovato il dottore, figlio di puttana, mi hai drogato! La sua testa di cazzo era svuotata, mi ha fatto ridere! Non capisco il motivo, ma non ero impaurito, non mi faceva più senso come nell'appartamento.
Ho trovato sia il railgun che l'arma del dottore, ma ho deciso di prendere solo la pistola, con diversi caricatori. Quella sottospecie di cannone é troppo pesante! Poi ho sentito una serie di rumori e mi sono spaventato, sono uscito e sono corso fino al mio nascondiglio, un tubo di scolo chiuso con una spessa griglia. Me ne sono stato lì fino all'alba perché sono svenuto. Quando mi sono ripreso, ho visto Berved e la sua squarda di coglioni che si stavano per muovere, così liho seguiti, curioso di vedere cosa avrebbero ftto quando non mi avrebbero trovato. Un paio di volte ho rischiato di farmi scoprire, sono ancora intontito da quella robaccia che mi hanno somministrato e sono inciampato.
Adesso sono entrati nel museo, non so se seguirli o aspettarli. Da questo relitto di automobile vedo quasi tutto intorno, ma ho una strana sensazione, come se quacosa si stesse avvicinando. Mi guardo intorno, cazzo non posso stare qui fuori, che idea idiota, non devo stare all'aperto! Ma dove posso andare? Li seguo dentro? E se hanno messo una trappola all'ingresso? Proviamo!
Mi alzo cauto e mi avvicino lentamente allaporta. Nessun ordigno, bingo! La hall è vuota, così posso entrare.
Dove saranno andati?
Ecco, giunge una voce da quel padiglione. Mi incammino, guardo attentamente dietro ogni angolo, ho imparato almeno qualcosa da quei soldati. Che peccato che un posto così pieno di potenzialità educative sia stato abbandonato! Stupidi, hanno dovuto giocare con il fuoco e si sono scottati! Stupidi!
Le voci si sono fermate, che lo abbiano trovato?
Provo ad avvicinarmi.
Oh mamma mia, crocifisso e sventrato, ma chi soni questi esseri?
Lo staccano? E io dove sarei, coglioni? Non mi cercate? Via via via, stanno uscendo, cazzo cazzo, dove mi infilo adesso? Corro a perdifiato, arrivo nella hall, non so cosa fare, mi precipito in un altro padiglione, scivolo al buoio, cado e batto la testa ...
mi rialzo, che dolore ...
ronza tutto...
vedo...
nero...
...

Terminata la breve funzione funebre la squadra si riorganizzò e, in formazione a doppia colonna, si diresse a sud, verso l'istituto di ricerca. Giunsero al confine cittadino meridionale a metà pomeriggio.
- Ci restano ancora tre ore prima del tramonto, quindi Marvin andrà in ricognizione, mentre noi ci cercheremo un riparo per la notte. Finestra radio alle diciassette zero zero, canale sei tre.-
- Diciassette e canale sessantatre,ricevuto-
Rispose apparentemente distratto Marvin, mentre controllava per l'ennesima volta il fucile di precisione, azione del tutto inutile, ma parte dell'abitudine. Scaricò lo zaino a Mac, che gli chiese:
- Non vuoi che ti accompagni?-
- Tranquillo, vado e torno in massimo un'ora e mezza, fammi trovare piuttosto una bella tazza di brodo!-
Detto questo si allontanò dal gruppo. Quando Berved si girò in quella direzione già non lo vedeva più, grazie alla ghillie tecnologicamente avanzata che aveva indossato il cecchino. Pensò che, alla fin fine, grazie alla preparazione di alcui di loro, forse, la missione non sarebbe fallita.

Lo spazio intorno al complesso era un prato incolto, con erbacce ormai indurite dal tempo. Circa ad,un centinaio di metri dalla recinzione perimetrale campeggiava, fiero, un albero, ormai cadavere riarso. Marvin decise che quello sarebbe stato il suo punto d'osservazione e, con movimenti fluidi e lenti, si portò fino al tronco, arrampicandovisi poi fino ad una grande V.
Il paesaggio, guardato attraverso il cannocchiale multifunzione, non rivelò nessuna informazione particolarmente utile. L'edifico, un grande complesso industriald, appariva abbandonato da vent'anni, ma la recinzione pareva molto più recente. Il cecchino decise allora di fare una scansione magnetica e l'immagine assunse una colorazione sulle tonalità dei grigi. In particolare la sua attenzione venne catturata dai puntini magenta, tremolanti, che rappresentavano materiale elettronico in funzione. Eseguì uno zoom al limite dell'ingrandimento, ma ne ricavò solo una macchia magenta più grande. Controlló il cronografo da polso: le 17 e pochi minuti, gli rimaneva un'ora prima del buio.
Accese la radio, che aveva già sintonizzato precedentemente, e aprì la comunicazione:
- Lancia a Papa, Lancia a Papa, passo-
- Avanti Lancia, passo-
- Attività elettrica su Lima, mi avvicino per individuarne la fonte, passo-
Lima era il nome in codice dato al complesso, L di laboratorio.
- Lancia, fai attenzione al tempo. Campo in C53. Hai rievuto, interrogativo-
- Ricevuto Papa, tempo stimato per il task: cinquanta primi. Chiudo-

La squadra si era attestata in una piccola fattoria diroccata, ai limiti della città giardino. Gran parte della struttura era crollata, ma la cantina offriva un discreta protezione: solo due punti di accesso,di cuiuno ricoperto di detriti. L'intera città era stata suddivisa sulle carte tattiche, in dotazione ad ogni membro della squadra, in settori, a loro volta divisi in quadranti. Così il campo si trovava nel settore C5, quadrante 3.
- Mac, tu farai il primo turno, rimani appena fuori la botola, ma entra e sigillala al massimo alle diciannove e trenta.-
- Ok Tenente, buon riposo-
Varmit gli si avvicinò, torvo.
- Rimango anche io qui, tanto non dormirei-
La morte dell'amico lo aveva segnato profondamente, il viso era percorso da profonde rughe.
- Ti capsico, sai? Anche io ho perso molti amici là fuori-
Rispose comprensivo Mac.
Varmit si girò verso l'interno e si assicurò che nessuno li stesse ascoltando, poi appoggiò delicatamente la botola.
- Sai, Trigger era più di un amico, era come un fratello. Abbiamo veramente fatto di tutto insieme. Anche a casa, nono c'era giorno in cui non ci sentissimo, anche solo per un saluto!-
A Mac sembrò che una leggera lacrima stesse scorrendo sulla guancia del mitragliere, colorata dei mille riflessi del tramonto.
- Se uno dei due aveva un problema, di qualsiasi genere, poteva sempre contare sull'altro. Mi ricordo una volta, Trigh aveva fatto un casino con ua ragazza, e il bello era che questa aveva un fratello grande il doppio di lui! Che corse nei vicoli, per sfuggire a quel toro assassino! Ma alla fine ce l'abbiamo fatta eh? Dovevi esserci Mac!-
- Così devi ricordartelo! Onoralo per quello che avete fatto insieme e per la vostra amicizia!-
Le labbra di Varmit rimasero un attimo di troppo atteggiate a sorriso, dopo ritornarono inespressive, in lutto. La barriera emotiva era nuovamente tornata al suo posto.

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