9. DA VINCI'S NEST


- Berved per Trigger, mi copi. Interrogativo-
La radio taceva, come morta.
- Forse non prende, ci sarà qualche campo magnetico-
Disse Varmit, cosciente che gli apparecchi radio di cui disponeva la squadra erano schermati. La sua preoccupazione era palpabile, d'altronde Trigger era un suo vecchio amico.
Arrivarono alla stazione di servizio quando ormai il crepuscolo allungava le ombre a  dismisura.
Si fermarono a distanza, ad osservare la zona con un binocolo.
- Non vedo movimento Signore.-
- Avviciniamoci, ma occhi aperti! Vediamo di arrivare dalla zona coperta da Trigger e fatevi riconoscere!-
Si mossero cauti, cercando le trappole perimetrali.
- Non vedo nessuno nella postazione del mitragliere-
Disse Varmit, urlando subito dopo:
- Cow!-
Nessuna risposta.
- Le mine sono ancor al loro posto, ma i fili di bava sono stati recisi di netto.-
Constatò Marvin.
La porta dell'edificio era divelta, aperta dalla parte sbagliata, appesa solo ad un cerniera.
La squadra irruppe, trovando uno spettacolo assurdo: il corpo esanime di Specow, in una posa adatta ad una bambola rotta, presentava ferite multiple. La testa era stata mozzata, ed ora si trovava, svuotata, in un angolo dell'officina.
Il railgun era sul pavimento, abbandonato. Numerose bruciature e schizzi di sangue adornavano le pareti e il soffitto.
- Deve esserci stata una lotta furibonda!-
Disse Sandoval, raccogliendo da terra un coltello da combattimento, con la punta della lama piegata.
Il caporale Biz si affacciò sul retro, per prendere una boccata d'aria. Tornò dentro velocemente e disse, concitato:
- Ci sono tracce che portano verso sud est! Come se li avessero trascinati via-
- Forse sono ancora vivi! Seguiamo le tracce!-
- Varmit, so quanto eri attaccato a Trigger, ma abbiamo un orario e non possiamo perdere tempo alla ricerca di un cadavere!-
Il movimento d'estrazione fulmineo, di cui nessuno si accorse, portò un lungo rasoio affilato alla gola dell'ufficiale.
La scena si congelò.
- Non si permetta di parlare così di Trigger! Le ha salvato il culo troppe volte per essere abbandonato!-
- Varmit, ascoltami, nessuno vuole abbandonarlo, ora metti via il rasoio e parliamo-
Cercò di calmarlo Rudolf.
- Faremo così, seguiremo le tracce, ma se non ti calmi dovrò spararti ad una gamba!-
Gli disse Mac, avvicinandosi all'orecchio perché lo potesse sentire solo lui. Il messaggio venne recepito e il rasoio tornò nel suo fodero.
Berved era furibondo
- Maledetto squilibrato! Minacci un ufficiale? Dovrei spararti io, e non ad una gamba!-
- Cerchiamo di calmarci tutti, siamo sotto pressione!-
Disse Marvin, e continuò:
- Andremo in cerca di Trigger e Adams domattina appena farà luce, non possiamo rischiare la vita-
- Io andrò subito! Non posso permettere che lo uccidano!-
- No che non andrai! Da morto chi puoi salvare? Ragiona!-
Varmit sbuffò, sapendo bene che Mac aveva ragione, così si mise di guardia alla finestra, in silenzio.
Biz rese nuovamente operative le mine, cambiandone la modalità da "strappo" a "sensore".

Appena fece chiaro Varmit svegliò gli altri, spronandoli a raccogliere le cose e a partire.
Le mine vennero disattivate e riposte nei loro contenitori antiurto.
Marvin, che ricordava ancora le lezioni del 18º Ranger, si mise alla ricerca delle tracce. Non fu difficile individuare grosse macchie di sangue e piccoli solchi nel terriccio.
- Ecco, devono averli trascinati. Le tracce vanno verso sud est.-
Informò i compagni e, senza attendere la risposta, si mise in marcia in quella direzione.
Anche il Tenente, memore della lite della sera prima, non disse nulla e seguì la squadra.
Furono impegnati con le tracce per diverse ore, superando prima la zona residenziale, per poi piegare verso sud in direzione del quartiere ospitante il parco tecnologico. Questo era costituito da un enorme parco urbano con padiglioni e musei, di cui il più grande misurava qualche decine di migliaia di metri quadri.
- Mi ricordo quando ci venni da bambino, con la scuola, eravamo tutti eccitati dalle meraviglie che conteneva!-
Esordì Varmit superando il portale d'ingresso e continuò, indicando una costruzione semisferica:
- In quell'edificio c'è il planetario! Abbiamo fatto una coda interminabile prima di vederlo, ma ne valeva proprio la pena!-
Nessuno disse nulla, sorpresi com'erano dalle sue rivelazioni sul passato, solo Mac gli chiese:
- Non sapevo fossi russo!-
- Non russo, sono della Confederazione Eurasiatica, ma ora lavoro per la Maratzu Corp e vivo in una cellula a New Heaven.-
Ora stavano sfilando accanto ad una costruzione ricoperta di pannelli in metallo, ormai ossidati a tal punto da presentare buchi purulenti. Sopra all'ingresso uno striscione raffigurante un fondale e varie creature marine multicolori sventolava appeso solo ad un occhiello. Il suono che ne scaturiva aveva un che di agghiacciante, come se un fantasma sbattesse un enorme martello su di una lamiera tesa.
Le tracce proseguivano lungo il viale principale, tra gli scheletri dei chioschi e dei veicoli elettrici, un tempo gremiti di visitatori.

Giunti ad un crocevia gli uomini si fermarono, riposandosi sotto ad una grande quercia. - Non vedo più tracce di sangue nel raggio di duecento metri-
Disse Marvin arrampicatosi tra i rami nodosi
- Dove potrebbero essere entrati?-
Chiese Berved, torvo
- Abbiamo un’unica possibilità: il museo della scienza, è l’unico in un raggio plausibile-
Il complesso, con pianta a croce, era costituito da diverse stanze tematiche, contenenti le maggiori scoperte tecnologiche dell'epoca e i loro modelli esplicativi.
La grande hall, la cui volta riproduceva l’uomo di Leonardo, mischiato a rappresentazioni spaziali, robotiche e fantastiche, aveva dovuto raccogliere almeno un migliaio di visitatori. Ora, nel vederla deserta, sembrava di essere all’interno di una cattedrale abbandonata, devota ad un dio fatto di ingranaggi e alluminio.
- Qui! Ecco il sangue.-
Disse Marvin inginocchiandosi dietro al bancone delle informazioni. Una corposa scia andava verso il padiglione dell’energia.
- Facciamo assoluta attenzione, in fila per due, copritevi a vicenda. -
Ordinò Berved, rientrato completamente nel suo ruolo.
Le teche, i cui vetri protettivi erano opacizzati dalla sporcizia e dalla polvere, raccoglievano le più disparate tecnologie legate alla produzione dell’energia: da quella eolica a quella nucleare. La maggior parte dei macchinari esposti erano da tempo superati, ma vent’anni prima rappresentavano lo stato dell’arte.
Su un’immagine schematica di una centrale a idrogeno si era formata una grossa pozza di sangue.
- Sta perdendo troppo sangue, deve essere quasi morto! Sbrighiamoci! –
Disse Marvin, accelerando il passo.
Entrarono nella stanza estrattiva e trovarono ciò che cercavano: Trigger.
Appeso per le mani e i piedi al modello di una piattaforma petrolifera marina, presentava un enorme squarcio che correva dalla giugulare all’ombelico. Le interiora erano state asportate, così come la lingua.
Restava solo un sacco vuoto, con annessi impianti cibernetici.
Quello che rimaneva della squadra si mosse in silenzio, stacco i resti, li portò fuori e con fatica scalfisse il terreno gelato, fino a ricavarne una fossa abbastanza profonda. Trigger venne deposto come dettava la tradizione del suo vecchio reparto, lo stesso di Varmit: un proiettile nella mano destra e un bossolo nella sinistra, a rappresentare il passato e il futuro.
   
Di Adams non trovarono tracce, sembrava scomparso.

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