- Berved
per Trigger, mi copi. Interrogativo-
La radio
taceva, come morta.
- Forse non
prende, ci sarà qualche campo magnetico-
Disse
Varmit, cosciente che gli apparecchi radio di cui disponeva la squadra erano
schermati. La sua preoccupazione era palpabile, d'altronde Trigger era un suo
vecchio amico.
Arrivarono
alla stazione di servizio quando ormai il crepuscolo allungava le ombre a dismisura.
Si
fermarono a distanza, ad osservare la zona con un binocolo.
- Non vedo
movimento Signore.-
-
Avviciniamoci, ma occhi aperti! Vediamo di arrivare dalla zona coperta da
Trigger e fatevi riconoscere!-
Si mossero
cauti, cercando le trappole perimetrali.
- Non vedo
nessuno nella postazione del mitragliere-
Disse
Varmit, urlando subito dopo:
- Cow!-
Nessuna
risposta.
- Le mine
sono ancor al loro posto, ma i fili di bava sono stati recisi di netto.-
Constatò
Marvin.
La porta
dell'edificio era divelta, aperta dalla parte sbagliata, appesa solo ad un
cerniera.
La squadra
irruppe, trovando uno spettacolo assurdo: il corpo esanime di Specow, in una
posa adatta ad una bambola rotta, presentava ferite multiple. La testa era
stata mozzata, ed ora si trovava, svuotata, in un angolo dell'officina.
Il railgun
era sul pavimento, abbandonato. Numerose bruciature e schizzi di sangue
adornavano le pareti e il soffitto.
- Deve
esserci stata una lotta furibonda!-
Disse
Sandoval, raccogliendo da terra un coltello da combattimento, con la punta
della lama piegata.
Il caporale
Biz si affacciò sul retro, per prendere una boccata d'aria. Tornò dentro
velocemente e disse, concitato:
- Ci sono
tracce che portano verso sud est! Come se li avessero trascinati via-
- Forse
sono ancora vivi! Seguiamo le tracce!-
- Varmit, so
quanto eri attaccato a Trigger, ma abbiamo un orario e non possiamo perdere
tempo alla ricerca di un cadavere!-
Il
movimento d'estrazione fulmineo, di cui nessuno si accorse, portò un lungo
rasoio affilato alla gola dell'ufficiale.
La scena si
congelò.
- Non si
permetta di parlare così di Trigger! Le ha salvato il culo troppe volte per
essere abbandonato!-
- Varmit,
ascoltami, nessuno vuole abbandonarlo, ora metti via il rasoio e parliamo-
Cercò di calmarlo
Rudolf.
- Faremo
così, seguiremo le tracce, ma se non ti calmi dovrò spararti ad una gamba!-
Gli disse
Mac, avvicinandosi all'orecchio perché lo potesse sentire solo lui. Il
messaggio venne recepito e il rasoio tornò nel suo fodero.
Berved era
furibondo
- Maledetto
squilibrato! Minacci un ufficiale? Dovrei spararti io, e non ad una gamba!-
- Cerchiamo
di calmarci tutti, siamo sotto pressione!-
Disse
Marvin, e continuò:
- Andremo
in cerca di Trigger e Adams domattina appena farà luce, non possiamo rischiare
la vita-
- Io andrò subito!
Non posso permettere che lo uccidano!-
- No che non
andrai! Da morto chi puoi salvare? Ragiona!-
Varmit
sbuffò, sapendo bene che Mac aveva ragione, così si mise di guardia alla
finestra, in silenzio.
Biz rese
nuovamente operative le mine, cambiandone la modalità da "strappo" a
"sensore".
Appena fece
chiaro Varmit svegliò gli altri, spronandoli a raccogliere le cose e a partire.
Le mine
vennero disattivate e riposte nei loro contenitori antiurto.
Marvin, che
ricordava ancora le lezioni del 18º Ranger, si mise alla ricerca delle tracce.
Non fu difficile individuare grosse macchie di sangue e piccoli solchi nel
terriccio.
- Ecco,
devono averli trascinati. Le tracce vanno verso sud est.-
Informò i
compagni e, senza attendere la risposta, si mise in marcia in quella direzione.
Anche il Tenente,
memore della lite della sera prima, non disse nulla e seguì la squadra.
Furono
impegnati con le tracce per diverse ore, superando prima la zona residenziale,
per poi piegare verso sud in direzione del quartiere ospitante il parco
tecnologico. Questo era costituito da un enorme parco urbano con padiglioni e
musei, di cui il più grande misurava qualche decine di migliaia di metri
quadri.
- Mi
ricordo quando ci venni da bambino, con la scuola, eravamo tutti eccitati dalle
meraviglie che conteneva!-
Esordì
Varmit superando il portale d'ingresso e continuò, indicando una costruzione
semisferica:
- In
quell'edificio c'è il planetario! Abbiamo fatto una coda interminabile prima di
vederlo, ma ne valeva proprio la pena!-
Nessuno disse
nulla, sorpresi com'erano dalle sue rivelazioni sul passato, solo Mac gli
chiese:
- Non
sapevo fossi russo!-
- Non
russo, sono della Confederazione Eurasiatica, ma ora lavoro per la Maratzu Corp
e vivo in una cellula a New Heaven.-
Ora stavano
sfilando accanto ad una costruzione ricoperta di pannelli in metallo, ormai
ossidati a tal punto da presentare buchi purulenti. Sopra all'ingresso uno
striscione raffigurante un fondale e varie creature marine multicolori
sventolava appeso solo ad un occhiello. Il suono che ne scaturiva aveva un che
di agghiacciante, come se un fantasma sbattesse un enorme martello su di una
lamiera tesa.
Le tracce
proseguivano lungo il viale principale, tra gli scheletri dei chioschi e dei
veicoli elettrici, un tempo gremiti di visitatori.
Giunti ad
un crocevia gli uomini si fermarono, riposandosi sotto ad una grande quercia. -
Non vedo più tracce di sangue nel raggio di duecento metri-
Disse
Marvin arrampicatosi tra i rami nodosi
- Dove
potrebbero essere entrati?-
Chiese
Berved, torvo
- Abbiamo un’unica
possibilità: il museo della scienza, è l’unico in un raggio plausibile-
Il
complesso, con pianta a croce, era costituito da diverse stanze tematiche,
contenenti le maggiori scoperte tecnologiche dell'epoca e i loro modelli
esplicativi.
La grande
hall, la cui volta riproduceva l’uomo di Leonardo, mischiato a rappresentazioni
spaziali, robotiche e fantastiche, aveva dovuto raccogliere almeno un migliaio
di visitatori. Ora, nel vederla deserta, sembrava di essere all’interno di una
cattedrale abbandonata, devota ad un dio fatto di ingranaggi e alluminio.
- Qui! Ecco
il sangue.-
Disse Marvin
inginocchiandosi dietro al bancone delle informazioni. Una corposa scia andava
verso il padiglione dell’energia.
- Facciamo assoluta
attenzione, in fila per due, copritevi a vicenda. -
Ordinò
Berved, rientrato completamente nel suo ruolo.
Le teche, i
cui vetri protettivi erano opacizzati dalla sporcizia e dalla polvere,
raccoglievano le più disparate tecnologie legate alla produzione dell’energia:
da quella eolica a quella nucleare. La maggior parte dei macchinari esposti
erano da tempo superati, ma vent’anni prima rappresentavano lo stato dell’arte.
Su un’immagine
schematica di una centrale a idrogeno si era formata una grossa pozza di
sangue.
- Sta perdendo
troppo sangue, deve essere quasi morto! Sbrighiamoci! –
Disse
Marvin, accelerando il passo.
Entrarono
nella stanza estrattiva e trovarono ciò che cercavano: Trigger.
Appeso per
le mani e i piedi al modello di una piattaforma petrolifera marina, presentava
un enorme squarcio che correva dalla giugulare all’ombelico. Le interiora erano
state asportate, così come la lingua.
Restava
solo un sacco vuoto, con annessi impianti cibernetici.
Quello che
rimaneva della squadra si mosse in silenzio, stacco i resti, li portò fuori e
con fatica scalfisse il terreno gelato, fino a ricavarne una fossa abbastanza
profonda. Trigger venne deposto come dettava la tradizione del suo vecchio
reparto, lo stesso di Varmit: un proiettile nella mano destra e un bossolo
nella sinistra, a rappresentare il passato e il futuro.
Di Adams
non trovarono tracce, sembrava scomparso.