5. A NEW DAY


Il treno arrivò silenzioso, fluttuante sulla rotaia magnetica. Dopo un attimo le porte si aprirono e un fiume di persone uscì dalle carrozze, dirigendosi chi verso l'uscita, chi verso altri binari. Trovare uno sconosciuto sarebbe stato difficoltoso già in una stazione deserta, ma lì era impossibile. Marvin fece un cenno a Mac ed estrasse il cellulare di Manny, sfogliando i numeri delle chiamate ricevute. Trovata quella a cui lui stesso aveva risposto premette il tasto di chiamata e attese, alzando poi gli occhi sulla folla. Anche Mac si mise a cercare, colto da un senso di ansietà, poiché il treno stava già ripartendo e la banchina si stava inesorabilmente svuotando. Proprio quando stava per desistere, cercando una nuova soluzione, un uomo gli urtò la spalla, intento ad armeggiare con una mano in un'ampia tasca del soprabito costoso. Mac scoccò uno sguardo a Marvin, per essere certo che il compagno avesse recepito il messaggio e si mise in coda all'uomo. Anche lui individuò il  bersaglio e si mise a camminare nella sua stessa direzione, continuando a fargli suonare il telefono.
- Manny, dove sei!? Sai che odio aspettare!-
- Non ho potuto venire, ma ho mandato due ragazzi fidati-
Non c'era dubbio che il bersaglio fosse lui, discostò l'apparecchio dalla bocca e si guardò circospetto in giro, poi riprese
- Agli incontri devi venire tu e solo tu! Queste sono le regole!-
- Dai, porta pazienza, sono affidabili, vedrai-
L'uomo stava passando in quel momento sotto un basso arco che portava in una sala d'attesa. Un bot addetto alle pulizie aveva aperto in una parete un portello, dietro al quale si dipanavano una serie di locali accessori e di servizio. Mac colse l'occasione al volo e si lanciò alle spalle dell'uomo, spingendolo dentro.  Anche Marvin vi si precipitò e colpì il comando di chiusura manuale, ricevendo un suono elettronico di protesta dal bot, rimasto fuori. L'uomo era ritto in piedi, freddo,  calcolatore. Aveva riposto il telefono nella tasca, avendo capito la situazione.
- Quindi voi due sareste i tirapiedi di Manny?-
Mac protese una mano dietro la schiena, andando a toccare l'impugnatura della pistola, un segno, per un occhio esperto, del suo essere armato. Marvin parlò per primo 
- Non siamo i suoi tirapiedi, ma abbiamo qui i suoi soldi.-
Fece una pausa per dare modo al suo interlocutore di pensare
- E abbiamo intenzione di consegnarteli, ad una condizione-
- Sono tutto orecchi-
Avevano calamitato la sua attenzione, Mac gli si avvicinò
- Vogliamo sapere che ci faceva il signor Farrow nel Suburb ieri notte-
L'uomo si rilassò, anche se impercettibilmente, e distolse lo sguardo dagli occhi di Mac
- Da quando un uomo influente deve rendere conto a due nullità?-
La lama del pugnale da lancio emise un suono sgraziato mentre penetrava tra le piastrelle a pochi centimetri dal suo orecchio destro
- Primo avvertimento- Marvin aveva in mano già il secondo pugnale bilanciato, di un nero purissimo. L'uomo rimase impassibile, si aggiustò il bavero e disse, fingendo di studiare l'arma
- Immagino che lor signori siano in cerca di un lavoro, in tal caso credo che il mio principale sarà  lieto di sapere dell'esistenza di altri due aspirati-
Si scostò dalla parete e si avvicinò al portello
- Volete seguirmi?-
Tese una mano guantata, mentre l'altra si era infilata in una tasca interna
- Prima però-
Mac estrasse la busta e gliela porse. Una volta assicuratosi del contenuto premette il pulsante di sblocco ed uscì.
- È molto di più di qualsiasi altra volta, spero solo che non abbiate fatto del male a quel derelitto, rendeva bene!-
E si avviò verso le scale mobili che conducevano in superficie.

L'Agente Sandoval non era ancora tornato a casa, combattuto sul da farsi. Si domandava, assillandosi, come aveva potuto trapelare il suo passato: uomini potenti lo avevano aiutato ad insabbiare la vicenda ed altri si erano occupati di innalzarlo allo status di poliziotto da copertina. 
Certo lui dovette impegnarsi per eccellere nei test psico-fisici, ma non capiva veramente l'interessamento del signor Farrow per lui.
Prese lo shot colmo di liquido torbido e lo svuotò. Il temporaneo bruciore che correva dalla gola allo stomaco gli fece dimenticare la situazione per un attimo. Appena posato il bicchiere sul bancone lucidato una mano curata si appoggiò sulla sua, bloccando il gesto, quasi automatico ormai, di riempirlo di nuovo. Sandoval rimase bloccato, colto di sorpresa 
- Signore, la invito di non bere e di venire subito nell'ufficio del signor Farrow-
Lentamente girò lo sguardo verso il proprietario della mano, trovandosi di fronte ad un essere molto simile a quello che l'aveva accolto poche ore prima. Gli occhi erano iridi vuoti e la pelle liscia, come fosse vinile. Le espressioni facciali venivano generate da impianti sottopelle che polarizzavano elettronicamente le varie tessere del viso, orientandole in base al bisogno.
Sandoval si alzò, quasi rapito da quel viso, e seguì il cyborg.

Quando Mac e Marvin entrarono nell'ufficio lussuoso, Sandoval era già lì, in piedi di fronte alla scrivania a mezzaluna, in silenzio. I due, riconoscendo l'agente, si guardarono sorpresi, ma l'uomo che li accompagnava li sospinse gentilmente, portandoli fino alla scrivania.
- Il lavoro per cui vi siete candidati è una missione di recupero, il pagamento previsto è di 150000 crediti. Dovrete recarvi a Reclav e prelevare il contenuto di una cassetta di sicurezza posta nel complesso di ricerca. Un mio vecchio parente ebbe la sventurata idea di trasferircisi, diceva che riusciva a concentrarsi meglio sulle sue ricerche. Ora sono giunte voci che effettivamente avesse scoperto qualcosa e io voglio quel che mi spetta! Sarete insieme ad una squadra di altri cinque uomini, voi dovrete obbedire agli ordini del tenente Berved, senza esclusioni. Ho perso troppo tempo e denaro in un’altra spedizione rivelatasi  infruttuosa. È tutto chiaro?-         
Guardò negli occhi i 3 uomini, cercando segni di debolezza o paura. Contento del risultato si girò a studiare il panorama cittadino e spinse un pulsante posto sul bracciolo della poltrona. Una porta nascosta si aprì nel muro e ne uscirono due cyborg con innesti di forza potenzianti.
– Vi ricordo che verrete pagate se e solo se tornerete qui con quello che vi ho chiesto! Ora seguite i miei aiutanti e cambiatevi. Una navetta poi vi porterà all’aeroporto, dove prenderete un charter per raggiungere Reclav.-
Rudolf fece un passo avanti e disse
– Signor Farrow, dovrei avvertire mia moglie.-
- Ho già predisposto che le venga comunicata la sua partenza per lavoro, ed anche con il suo diretto superiore ho già messo le cose in chiaro, ora vada –
I due cyborg si avvicinarono e, senza bisogno di toccarli o parlare, li diressero nella stanza attigua, dove alcuni tecnici iniziarono ad esporgli l’equipaggiamento per la missione.

Il charter si staccò da terra dopo una breve corsa sulla pista, dirigendosi poi verso il cielo rosso come lacrime di sangue. Tutti loro avevano sentito parlare di Reclav e del suo polo di ricerca, e vestire capi 
mil-spec non li rassicurava affatto.

4. BLACKMAIL


Rudolf Sandoval aveva accompagnato sua moglie a fare spese, aveva insieme a lei pranzato in un locale alla moda e l'aveva riaccompagnata a casa, dove la lasciò intenta a preparare una delle sue ricette sperimentali, su cui stava scrivendo un libro. Ora si trovava nel vagone della metro diretto verso il centro finanziario, dove si stagliavano contro il cielo le sedi delle maggiori imprese e corporazioni. Non fu difficile individuare il grattacielo della Farrow&Spiez, situato a pochi passi dalla fermata, poiché un grosso schermo correva lungo i primi 20 piani, proiettando fantasie geometriche psichedeliche miste al logo dell'azienda, una F e una S che si intrecciavano più volte. 
Sandoval entrò e si trovò in una hall sfarzosa, tutta vetro e superfici lucide, costituita da un salone con al centro, poco lontana dalle porte degli ascensori, una lunga reception, dietro la quale sedeva un uomo rasato a zero, con tatuata un’intricata fantasia a linee dorate sul cuoio capelluto.
- Buongiorno, benvenuto alla Farrow&Spiez, come posso esserle utile?-
- Salve, sono l'agente della polizia metropolitana Salvados, vorrei...-
l'espressione dell’uomo al di là del bancone cambiò improvvisamente, come colpito da un dardo
- Salvados!? Quel Salvados!? Non ci posso credere! Che cosa fa qui? Una missione in incognito? Un caso difficile da sbrogliare?- pendeva dalle sue labbra
- No, niente di tutto ciò, devo solo vedere il signor Farrow-
- Ha un appuntamento?-
- No, speravo che lei...- lesse il cartellino olografico appuntato sul bavero della giacca
- Alan, mi potesse aiutare-
- La annuncerò io, non si preoccupi. Settantesimo piano, prenda l'ascensore B, è stato un piacere agente!-
- Piacere mio! E si ricordi: un agente in incognito non si sarebbe presentato!-
E salì sull'ascensore, lasciando Alan a bocca aperta.
La salita durò solo pochi istanti, giusto il tempo di scorrere le ultime news sul touchscreen posto sulla parete: l'ennesima crisi nel Suburb sfociata nel sangue, l'ennesima protesta dei sostenitori dei diritti umani, ecc ecc
Le porte scorrevoli si aprirono ed un campanello avvisò di essere giunti al piano desiderato. Lo spettacolo oltre le porte era quasi bucolico: piante rigogliose si arrampicavano verso il soffitto candido, creando delle quinte verdi quasi disorientanti. Un profumo di fiori tropicali, probabilmente sintetici, aleggiava nell'aria, catturando i sensi di Sandoval, facendogli quasi sfuggire le guardie perfettamente mimetizzate tra le frasche di una pianta dagli sgargianti fiori viola. Passandogli accanto invisibili sensori controllarono il nuovo venuto, scansionandone ogni millimetro del corpo, alla ricerca di minacce.
Al termine di un corridoio verde si trovava un loggiato, probabilmente mutuato da qualche monastero benedettino vecchio di secoli, che si apriva su di uno spazio ricolmo di fiori e statue. Su di una panchina sedeva un essere asessuato, la cui pelle candida si stagliava sull’intorno, che appena vide Sandoval si alzò e gli andò in contro.
- Benvenuto Agente,  la accompagnerò dal Signor Farrow appena avrà terminato un’importante videoconferenza, intanto sediamoci qui e godiamoci i raggi solari.-
Le corporazioni e i benestanti amavano circondarsi di queste AI capaci di frasi preconfezionate e finte gentilezze, ma per quanto Sandoval odiasse tali creazioni, veniva in pace, quindi si sedette a godersi i “fintissimi” raggi solari.

L’armadietto n° 254c della fermata “Dorney Plaza” si aprì con uno schiocco quando Mac inserì il codice pin tramite il tastierino numerico posto sulla cornice esterna della struttura. All’interno dello spazio 70 per 40 centimetri erano stati posizionati diversi fagotti in tessuto, di colori sgargianti. Mac ne prese uno non particolarmente grande e ne controllò il contenuto: una pistola a dardi autopropulsi mark 7. Queste armi, grazie al sistema di espulsione del proiettile, avevano reso inutile l’utilizzo dei soppressori, rendendole molto amate e ricercate per lavoretti “urbani”. La tolse dal sacco di tela, la infilò in una fondina posta dietro alle reni e richiuse il portello. Si rivolse a Marvin che stava osservando i pendolari intenti a salire su un vagone stracolmo
- Sono pronto, tu come sei messo?-
- Bene, anche se non credo che quella ti servirà- con un cenno indicò la pistola di Mac
- Non voglio trovarmi impreparato in caso il nostro amico perda la pazienza-
- Se ha scelto un luogo pubblico è proprio per non avere sorprese, non facciamo puttanate e vedrai che andrà tutto liscio. A proposito, dove hai messo i soldi di Miky?-
Mac si batté il palmo della mano contro il petto, producendo un rumore attutito di carta stropicciata
– Speriamo solo che bastino!-
Presero il treno in arrivo, diretto al deposito, solo dopo che avrà attraversato però il terminal 3B.
La stazione era una delle principali della linea blu e per questo motivo l’architettura scelta dai progettisti era monumentale ed opulenta, tutta riflessioni, luccichii e maxi schermi. Mac e Marvin si diressero verso l’ingresso per eseguire una veloce ricognizione dell’area e trovare le vie di fuga più sicure. Decisero che in caso di problemi avrebbero utilizzato le porte d’emergenza poste a ovest del blocco principale, dividendosi una volta usciti, per poi ritrovarsi al motel della notte prima, tempo massimo di attesa 3 ore, poi ognuno per sé. Decisero l’approccio con l’uomo di Farrow e si sedettero in attesa al bar della stazione.

La videoconferenza durò più di un’ora, durante la quale l’entità cibernetica emetteva un basso ronzio talmente fastidioso che Rudolf si trovò più volte a chiedersi se andarsene. Improvvisamente gli occhi sintetici si aprirono e si illuminarono di un verde acceso.
– La prego di seguirmi- si alzò e si diresse verso una doppia porta in legno intarsiato, che si aprì automaticamente. Uno spazioso ufficio d’angolo mostrava con sfacciataggine il panorama mozzafiato del palazzo, uno dei più alti del quartiere. La vista si perdeva tra le nuvole di condensa e le pareti specchiate dei grattacieli vicini, su cui baluginavano le luci veloci delle navette private e dei bot di sorveglianza.
In fondo alla sala si trovavano diverse sedie e una lunga scrivania completamente in vetro, a mezzaluna, dietro cui sedeva una figura imperiosa.
- Prego Agente Salvados! Si accomodi, a cosa devo questa visita inaspettata?- risuonò una voce baritonale
- Mi scusi l’intrusione signor Farrow, ma debbo farle alcune domande- l’AI indicò una sedia in pelle e, una volta che Rudolf si sedette, si allontanò. La porta si richiuse alle sue spalle, emettendo un basso sbuffo.
-  L’ho vista la notte scorsa nel Suburb, potrei chiederle che interesse ha in quelle zone degradate? -
 - Certo, sto cercando alcuni uomini per un lavoro.- la sua franchezza lasciò colpito Sandoval, pronto già a fronteggiare un avversario reticente a rispondere.
- Posso chiederle di che lavoro si tratta?-
- È forse interessato ad arrotondare lo stipendio?-
- È mio dovere conoscere ciò che accade in città, di questo converrà con me-
- Non se il lavoro di cui parlo è all’estero, giusto agente?- e continuò, incalzandolo
- E le ripeto, se non è qui per quel lavoro, la prego di andarsene, anche se conoscendo il suo passato…-
- Il mio passato? Di cosa parla?-
- Agente, un uomo potente come me deve conoscere ciò che accade e ciò che è accaduto in città, di questo converrà con me- un sorriso sarcastico comparì tra le rughe del viso del signor Farrow.
- Mi dica cosa sa e di cosa ha bisogno-
- Non le posso dire nulla del lavoro, solo il pagamento e il numero di uomini che mi servono-
- Come faccio ad accettare senza sapere di cosa si tratta?-
- Andiamo, 150.000 crediti da dividere con il resto della squadra sono molti di più di quello che da giovane rubò!-
Rudolf si alzò dalla sedia di scatto, colto da una rabbia irrefrenabile
- Non le permetto di fare queste insinuazioni! Sono un Agente rispettato della Polizia!-
- Certo, lo è ADESSO! Ma sappiamo entrambi che da giovane…- Farrow lasciò volutamente cadere il discorso
- Ok, sono tutto orecchi-
- Si sieda per cortesia, non vorremmo che l’opinione pubblica venga a sapere delle sue marachelle no?- attese che Salvados si calmasse e continuò - Appena avrà trovato altri due uomini si presenti qui, pronti a partire. Ed ora, se non le dispiace, ho una chiamata sulla linea privata.- quasi a comando l’apparecchio telefonico iniziò a trillare.
Salvados si alzò e ancora costernato dalla conversazione, si avviò verso la porta, attraversò la loggia, il corridoio vegetale e prese l’ascensore.
Dove avrebbe trovato due uomini per il lavoro? Come avrebbe potuto impedire che Farrow divulgasse, a lavoro ultimato, le informazioni che aveva con sudore nascosto tutti questi anni?

Il cellulare di Manny suonò, annunciando l’arrivo di un messaggio
“il treno delle 14.58, binario 5, vedi di esserci”

3. THE BATALLION

8.40

La mattina seguente, appena alzato, l'agente Salvados chiamò l'ufficio:
- Polizia metropolitana della City, come posso esserle utile?-
- Rob, sono io, Salvados, ho bisogno che mi controlli una targa-
- Ciao Andrew, spara!-
- XD345T-
- Risulta intestata ad una corporazione commerciale, la Farrow&Spiez, è una limo modello deluxe del 2040-
L’agente Salvados annotò i dati sul suo pda
- Grazie mille Rob, mi sai anche dire la sede della corporazione?-
- Dunque…sì ecco! Flesh Avenue, nel centro finanziario della City!-
- Flesh Avenue…perfetto! Grazie e salutami tua moglie e i bambini!-
Mise giù e si diresse nel blocco bagni, dove si tagliò la barba e si fece una veloce doccia. Mentre usciva dalla cabina arrivò sua moglie che gli chiese se oggi, suo giorno libero, la volesse accompagnare al centro commerciale. Accettò, anche se la voglia di andare direttamente alla Farrow&spiez era molto forte.

Nel frattempo Mac e Marvin si erano svegliati e, circospetti, aprirono la porta della camera. La cacofonia di suoni della notte prima si era quietata e alla reception non c'era più l'impiantato della notte prima, ma un ragazzo brufoloso con riccioli color paglia. Appena li vide si rizzo dritto in piedi e ossequioso:
- Avete passato una buona nottata?-
Non dava segnali di conoscerli, probabilmente la polizia non era nemmeno intervenuta, ogni notte riceveva centinaia di chiamate dal Suburb, la metà delle quali scherzi o trappole per farla pagare alla polizia.
- Certo, ottima!- Mac decise di reggere il gioco.
Presero la porta e uscirono. Una volta in strada Mac si girò verso Marvin e, tendendogli la mano esclamò
- Bhè, è stato un piacere condividere un tetto con un altro simile...-
- Piano papi, che ne dici se andiamo a farci un giro insieme? Ho visto che torchiavi Speed e credo che i nostri fini siano simili-
- Sei un cacciatore di taglie? Lo sapevo che nella valigetta portavi un fucile da cecchino smontato o un’altra arma-
- Diciamo solo che so prevenire ed eliminare gli intralci dalla lunga distanza!-
Un silenzio teso era sceso tra i due, gli occhi fissi gli uni negli altri, un ghigno sulle labbra simile ad un ringhio...Mac rinvigorì l'offerta della mano e disse
- Eh sia! Due occhi in più potrebbero farmi comodo!-
L'altro ricambiò e insieme si diressero al residence di Miky.

Arrivati si accorsero che lo spettacolo della notte prima era molto più benevolo di quello che era realmente: gli impianti di condizionamento, ormai vecchi di decenni avevano annerito la facciata e l'erba finta, che col buio sembrava folta, ora appariva rada e scolorita dal sole e dalle piogge acide. Per raggiungere la porta di Miky passarono davanti ad usci graffiati, crepati e a volte con cardini sfondati, sostituiti alla belle meglio da cerniere in ottone di basso costo.
Le cifre del numero 34, un tempo lucide, apparivano slavate, i bordi sbeccati, anche il campanello era nelle stesse condizioni. Senza indugi Marvin allungò un dito, lanciando un lungo suono dirompente nell’appartamento.
Nessuna risposta, allora Mac bussò alla porta, poi alla finestra...nessuna risposta.
- Capace che sia strafatto quel coglione!-
- Vuoi che scassini la serratura?-
- Se lo fai bene come alla suite...- Mac, mentre parlava, tirò fuori da una tascapane un pugno di ferro, lo calzò e assestò un pugno poderoso alla porta, che senza indugi capitolò insieme alla cornice.
Ancora prima che la polvere di calce si depositasse Mac si era fiondato nella stanza, vide Miky nel letto con 2 prostitute, che armeggiava nel cassetto del comodino.
Si lanciò sul suo corpo nudo, inchiodandolo al letto con i suoi 110 kg di muscoli. Intanto intorno scoppiò l'inferno, le 2 puttane iniziarono a urlare e ad insultarlo, tartassandolo di pugni, graffi e calci. Marvin cercò di aiutare il compagno, non riuscendo però ad evitare che un calcio gli arrivasse all'inguine. L'attimo di distrazione provocato bastò a Miky per divincolarsi e scattare in piedi, raggiungere il comodino ed estrarne una pistola, che subito puntò verso Mac. La situazione si congelò, le prostitute non gridavano più, Marvin lasciò il braccio di una delle due che, raccolti i vestiti, fuggì fuori, seguita dalla sua collega dopo pochi attimi.
Miky risultava un uomo magro fino alle ossa, con tatuaggi a linee che marcavano i fasci muscolari percorsi da spasmi dovuti alle psico-droghe. La faccia butterata da qualche liquido corrosivo, probabilmente fuoriuscito in qualche incidente industriale non aiutava a capirne le espressioni. Le due figure, in contrapposizione, ne evidenziavano ancor di più lo svantaggio, almeno nella stazza.
- Che cazzo volet!? Che ci fate in casa mia!?- urlò al limite della nevrosi.
- Stai tranquillo Miky, sono Mac, un vecchio amico di Sullivan! Non mi dire che non ti ricordi più dei tempi del battaglione!-
Gli occhi di Miky rotearono quasi impercettibilmente, come se cercasse nei cassetti della memoria un'informazione che non riusciva a reperire.
- Allora perché mi hai sfondato la porta!?-
- Scusami, ho suonato il campanello ed ho anche bussato, credevo stessi male e allora mi sono precipitato dentro!-
- Merda amico! Sono strafatto! Scusa ma non mi ricordo niente!-
Mac approfittò dell'attimo di distrazione per lanciarsi verso la mano che teneva la pistola, riuscendo a dirigerla verso il soffitto, appena prima che Miky tirasse il grilletto. Un buco nero si aprì nel controsoffitto, facendo cadere parte dell’intonaco addosso ai due. Anche Marvin era in movimento e si lanciò alle caviglie del pappone, facendolo cadere a terra. Mac gli strappò l’arma dalle mani e gliela puntò in fronte:
- Caro Miky, dimmi un po', dove posso trovare il tuo capo!?-
- Quale capo!? Sono io il capo!-
Mac spostò fulmineo la bocca da fuoco e tirò il grilletto, centrando la coscia, sulla quale si aprì una ferita profonda, che strappò un urlo di dolore a Miky.
- Dimmi chi é il tuo capo!-
Miky confessò velocemente, era abituato a procurare dolore, non sopportarlo!
- Il signor Farrow, il signor Jane Farrow!-
- E dove lo posso trovare!?-
- Non lo so, non lo so, mi contatta lui quando devo portargli i soldi!-
- Attento! Non mi raccontare cazzate! Come ti contatta!?-
L’altro, ormai bianco come un lenzuolo, andò in svenimento.
Intanto un telefono trillò e Marvin si mise subito alla ricerca dell'apparecchio, trovandolo, poi, sotto ad un mucchio di vestiti.
- Pronto?-
- Miky, sei strafatto come al solito!? Hai una voce strana!?-
- Ehi, come ti butta!?-
- Come vanno gli affari?- sembrava che l’interlocutore avesse abboccato
- Bene bene, i clienti non mancano-
- Ascoltami, spero non ti sarai dimenticato dell'appuntamento per dare la percentuale al signor Farrow!?-
- Ah....appuntamento...?-
La cornetta quasi esplose quando l’uomo urlò
- Sei un coglione! Lo sapevo! Vedi di essere al terminal 3B alle 15.00 o nenache una protesi potrà curare quello che ti farò!- CLIC
Marvin mise via il cellulare e si rivolse a Mac, che attendeva speranzoso:
- A quanto pare abbiamo trovato la prossima traccia da seguire!-
I 2 uscirono dalla stanza, senza però prima chiamare il servizio sanitario d'emergenza, Miky avrebbe ancora manovrato qualche traffico.
- Alle 15.00 mancano ancora 6 ore Mac! Che si fa?-
- Andiamo a farci un giro e recuperiamo la mia arma!-
- Ok, a proposito, cos’è questa storia di Sullivan e del battaglione!?-
- E che ne so!- scoppiò a ridere, come uno psicopatico.

2. BAD DREAMS

23.05


Mac non aveva bisogno di nessun ricettatore per sapere che in quella zona gravitava Miky, un trafficante di bassa lega invischiato nello spaccio di droga e organi. Il suo covo era in un residence di appartamenti vicino a Lower Street, un edificio fatiscente che doveva avere almeno 20 anni. La zona ricreativa, ormai ingombra di spazzatura, era situata in un piccolo cortile, un tempo recintato, con grossi buchi nella rete perimetrale, che permettevano di entrare agevolmente a chiunque. Proprio 3 ubriachi, un uomo e due donne, festeggiavano nella piscina, schizzandosi con un'acqua ormai verdognola, solo l’alto tasso alcolemico del loro sangue poteva indurli a giocare con colibatteri e affini. Non si accorsero di nulla mentre Mac gli passò accanto diretto all'appartamento nº 34, situato al primo piano. Nessuna luce trapelava dalle tendine luride alle finestre o dalla fessura sotto la porta e, dopo un attento ascolto, nessun rumore arrivava dall'interno. Mac decise quindi di lasciar stare per quella sera e si diresse verso un motel dall'altra parte della strada. L’insegna al neon tingeva di rosa smunto il circondario e la “o” lampeggiava, richiamando un nugolo di insetti. 
- Buonasera, vorrei una stanza per stanotte-
- Mi rincresce signore, ma abbiamo solo una suite!- rispose smielato il receptionist, che deve avere un qualche impianto sessuale che stava mutando piano piano i suoi lineamenti.
-  Vuoi dire che in un buco come questi avete le suite!?-
- Certo signore, bellissime suite! E costano solo 50 crediti!- il naso stava diventando affusolato e adunco e le dita si stavano allungando quasi a dismisura.
- 50 crediti!? É mezzanotte, starò in stanza solo poche ore e mi dici che devo pagarti 50 crediti!?-
Il receptionist rimase a guardare Mac con aria interrogativa, le ciglia battevano ritmicamente come se fossero comandate da un orologio.
- Facciamo così, ti posso dare 20 crediti!-
- Mi spiace, ma questo non é un motel a ore, non so per chi ci ha preso, ma...-
Il calcio smosse il bancone, che si sollevò da terra, per poi ricaderci pesantemente, distribuendo carte e riviste ovunque.
- Ti ripeto, 20 crediti!?- la voce aveva raggiunto una tonalità tombale
- Non posso, la prego, sono solo un dipendente, non ho il permesso di fare sconti!- era molto scosso, tremava e cercava di non incrociare lo sguardo di Mac, che gli lanciò svogliatamente i 50 crediti e gli disse - Facciamo così, 20 sono per la stanza e 30 sono per tenere la bocca chiusa!- dirigendosi verso la sua stanza.
Quando aprì la porta della "suite" lo spettacolo fu agghiacciante: letto sfondato, muri imbrattati di qualsiasi liquido, corporale e non, specchio del bagno incrinato, moquette con vistose bruciature di sigaretta; l'importante però era avere un tetto sulla testa e una porta chiusa alle spalle, dormire per strada equivaleva ad un terno al lotto con la morte. Se non erano le bande di strada poteva essere qualche poliziotto annoiato o qualche ratto mutato a danzare sul tuo cadavere.
Mac tirò fuori dallo zaino un materassino ed un cuscino gonfiabile, li distese a terra nella zona meno disastrosa della stanza e prese sonno quasi subito, a dispetto della cacofonia di suoni che pervadevano le stanze: qualcuno soffriva, qualcun'altro si divertiva, altri urlavano, altri gemevano.

Quando l'uomo in pelle, che stava camminando lungo il marciapiede ingombro di sacchi dell'immondizia, vide Mac entrare nel motel, attese qualche minuto e si avvicinò poi alla guardiola della reception. L'impiantato era chino sul pavimento, intento a raccogliere le riviste cadute nella colluttazione e quasi trasalì quando si accorse del nuovo cliente.
- Buonanotte, in cosa posso aiutarla?- la voce gli uscì tremante
- L'uomo che è appena entrato, in che stanza soggiorna?-
- Quale uomo scusi?-
come risposta ricevette un sonoro schiaffone, che fece scapicollare il receptionist a terra, da cui, gemendo, si rialzò svelto e andò a rifugiarsi nello stanzino antipanico sul retro, da cui premette, dopo aver bloccato la serratura, il pulsante collegato alla centrale della polizia metropolitana.
L'uomo in pelle, allora, prese il registro e vide che solo una camera risultava libera, si girò e, senza fretta, si incamminò lungo il corridoio, su cui si affacciavano le stanze. Trovò la camera e si mise in ascolto. Dall'altra parte arrivava un lieve russare ~aveva fatto veloce ad addormentarsi!~ prese i suoi attrezzi da scasso e si mise al lavoro sulla serratura; quando stava per far scattare l'ultimo pistone la porta si aprì e gli si parò di fronte una figura mastodontica, ancor più per lui che era inginocchiato, vestita solo con un paio di boxer e sulla cui testa campeggiava una cresta alla moicana.
- Salve, credo bastasse bussare...-
- In effetti...-
- In cosa posso esserti utile? - qualcosa diceva ai due uomini di non sbilanciarsi, un campanello di allarme risuonava nelle loro teste, istinto del predatore probabilmente.
- Credo che quello smidollato della reception hanno chiamato gli sbirri e, avendoti visto al "Turos", credo di non sbagliarmi a dire che siamo nella stessa barca!-
Mac studiò il suo interlocutore e allungò di scatto la mano verso di lui
- Mac!- - Marvin!- lo invitò ad entrare e richiuse la porta alle sue spalle
- Come vedi questa é la suite!- - Bella merda eh!?-
Marvin si guardò intorno schifato, tanto valeva dormire sotto un ponte in mezzo ai ratti!
- Però la suite costa, mi ha fatto 80 crediti l'asessuato bastardo che tu hai spaventato, facciamo 40 ciascuno e siamo a posto?-
- Eccoli! Dove mi posso mettere?-
Con un grande gesto delle braccia, come se Mac volesse abbracciare la stanza rispose
- Si metta a suo agio signore...mi casa es su casa- prorompendo poi in una sonora risata e stendendosi sul suo giaciglio.
Anche Marvin fece lo stesso, distese una stuoia per terra e vi si accomodò, allungando poi un braccio fino all’interruttore a sfioramento, spegnendo la luce.

Le lamiere bruciano ancora e la pelle dei sedili sfrigola come un pezzo di carne sulla graticola. Si guarda intorno cercando Ilsa, ma non riesce a vedere nulla, i suoi occhi sono irritati dalle resine combuste, la chiama, tossisce, la chiama ancora, riceve come risposta solo il tonfo di qualcosa sul tetto.  Allora esce dall'auto e cerca la causa del rumore, ma subito se ne pente: un corpo di un uomo è in una posa scomposta sul tettuccio.  Alza gli occhi e vede che lui ed altri veicoli sono finiti giù dal cavalcavia che stavano percorrendo per raggiungere la città, le altre autovetture sono accartocciate e bruciano come tanti fuochi fatui. Solo adesso si accorge delle urla, disumane, altissime, strazianti che provengono da un autobus da cui stanno fuggendo adulti e bambini, alcuni si lanciano dal ponte, altri corrono senza meta tra i relitti fumanti, altri ancora siedono a terra sperduti. Ilsa! Ilsa! Dove sei!? Si gira e si rigira tra la bassa fanghiglia grigia, sperando in cuor suo di non trovarla riversa da qualche parte. Lontane sirene urlano nella cappa asfissiante del fumo. Ilsa! Decide di allontanarsi dal veicolo, forse si è riparata verso la riva. Raggiunge il basso argine e cerca tra le persone ammassate le une sulle altre, la chiama, la cerca, annaspa con le mani nella bassa vegetazione, si taglia con qualcosa, il sangue si mischia con la morchia e forma un pastone nauseante. Si dirige nuovamente verso l'automobile, apre la porta del passeggero, gesto inutile dettato dal panico. Ilsa! Corre verso l'altro argine e la trova. Ilsa, finalmente! Non si muove, spera che la realtà non sia quella che appare, si avvicina, lento, sapendo che l'inesorabile è già accaduto, la raggiunge, è supina, una grossa scheggia di metallo le esce dalla spina dorsale. Ilsa no! Ilsa, svegliati! Dimmi qualcosa! ILSAAAA!

1. FIRST TOUCH


Suburb
21.45

Il pavimento del locale era sporco, lurido, negli angoli la polvere si era talmente annidata da formare una crosta indelebile. Troppo tempo era passato dall'ultima volta che il rivestimento in gomma aveva visto uno scopettone, ma d’altra parte la clientela seduta ai tavoli e al bancone non ci faceva assolutamente caso, era per lo più formata da perdigiorno e faccendieri dei piccoli boss del quartiere, relitti della società che spendevano i pochi crediti in alcol, droga o puttane.
L'agente scelto della polizia metropolitana Rudolf Sandoval aveva appena staccato dal lavoro e aveva deciso di fare una tappa al "Turos" prima di tornare a casa da sua moglie.
La sua fama faceva sì che potesse girare quasi indisturbato per la maggior parte dei locali del Suburb, guardato con sospetto, a volte con disgusto, ma mai aggredito.
Il suo passato, molto abilmente celato ai più, nascondeva alcuni scheletri difficili da dimenticare, ma che lo avevano "addestrato" alla vita della strada e delle gang.
Figlio di uno della più temuta famiglia della mala della City aveva scelto la via della rettitudine dopo che suo fratello era rimasto vittima del “fuoco amico” durante un regolamento di conti e, dopo che suo padre era morto, invece di prendere il suo posto, si era arruolato nella polizia.
Mentre sorseggiava il suo scotch un individuo vestito di pelle, con i capelli lunghi, gli si avvicinò e gli chiese, molto diretto:
- Così tu sei quel poliziotto tutto distintivo di cui parlano tutti eh!?-
- Tutti? non so a chi ti riferisci con quel 'tutti'...-
- Non fare il finto tonto! Ci sono tue foto ovunque! Arruolati, aiuta la città, trasforma la tua vita...- sottolineò l'ultima parola con uno sputo che finì nella sporcizia ai piedi del bancone. Rudolf appoggiò il bicchiere e ruotò lo sgabello fino ad avere il viso dell’altro davanti al suo, occhi negli occhi:
- Ascoltami bene, non so cosa tu voglia o chi tu sia, ma dimmi chiaramente che cosa vuoi da me, vuoi arruolarti!?-
Una sonora risata proruppe dall'uomo in pelle
- No, non voglio infoltire le fila degli uomini di legge! Voglio un lavoro, che sia pagato bene! – allarme rientrato, il solito cacciatore di taglie…
- Ti sembro un funzionario delle corporazioni!? Io non do lavoro a nessuno!-
- Semplicemente pensavo tu fossi a conoscenza di qualche lavoro di pulizia- indicò con un cenno del capo la valigetta appoggiata ai suoi piedi - questo forse potrebbe tornare utile no!?-
Mentre parlano l'agente Sandoval notò un individuo seduto a  un paio di tavoli dal bancone, ma non riuscì a capire il motivo per cui gli saltasse agli occhi. Forse era perché il vestiario che portava valeva più crediti di quelli che l'avventore medio del "Turos" guadagnava in un anno, forse era l’aria troppo sicura di sé dell’uomo.
Fermò con un cenno il suo interlocutore e richiamò il barman:
- Ascolta, vedi l'uomo vestito in completo madreperla alle mie spalle? Sai dirmi chi é?-
- Agente, mi dispiace, ma non credo di aver capito di chi parla-
- É due tavoli alle mie spalle...-
- Le ripeto, non capisco a chi si stia riferendo...- e allungò una mano sfiorando pollice con indice
- Pensi bastino 20 crediti?- lasciando una banconota sul bordo del bancone, che prontamente il barman fece sparire in una tasca interna del grembiule
- Credo che 20 sia una cifra veramente insignificante...però posso dirle che, forse, aggiungendone 80...-
L'agente afferrò il barman per la maglia e lo tirò con forza, rompendo un bicchiere ormai vuoto
- Ascoltami bene! Se voglio, domani, questo buco di merda sarà raso al suolo con te dentro ok!? Adesso vedi di rispondere alle mie domande e non...-
il manganello arrivò alla tempia di Sandoval senza alcun preavviso e altrettanto bruscamente la rissa nel locale si propagò come un'eruzione: volarono bottiglie, bicchieri, sedie e tutti, indistintamente, picchiavano o cercavano di picchiare il loro vicino. Nel trambusto generale l'uomo dal vestito madreperla si alzò e, scortato da due energumeni che fungevano da rompighiaccio tra la folla, andò velocemente verso la porta.
Sandoval allora, accortosi del fuggi fuggi, cercò di snebbiare il cervello e, barcollando, si spostò anche lui verso l'uscita, deciso a non farselo scappare.
Mentre usciva dalla porta automatica sentì un colpo di fucile sfollagente, probabilmente sparato in aria dal barista, che sedò i clienti che tornarono alle loro precedenti occupazioni come se nulla fosse. Contento del risultato, il barman mise via, al sicuro nella sua rastrelliera sotto il bancone, la doppietta con il calcio segato, arma illegale nella City, ma indispensabile nel Suburb.

- Ho visto che te la sei cavata bene con quel gingillo!- disse un uomo avvicinandosi al barista; portava una giacca rinforzata con inserti in kevlar e dei calzoni con protezioni a scaglie di un colore che colpì il barista: ogni frammento di metallo era di un arancione acceso, misto ad un verde acido e viola. Le braccia che sbucavano dalle maniche sfilacciate della camicia erano tornite e tese come corde di violino, dimostrando di avere muscoli tirati allo stremo, capaci di sviluppare forza appena al di sotto del rendimento degli impianti cibernetici base.
- Sai, bisogna essere previdenti! Signor…-
- Mac! Appunto per questo non giro mai senza crediti e me ne capitavano qui per caso 250- appoggiò una mazzetta alta 1 cm sul bancone, che quasi inavvertitamente finì a fare compagnia con gli altri crediti nella tasca nascosta del barista –e credo di meritare maggiori informazioni di quelle che hai dato al poliziotto, no?-
Il barista prese una bottiglia e versò uno shot di un liquido fosforescente e glielo offrì
- Stasera siete tutti curiosi eh!? Però devo dirti che stai chiedendo alla persona sbagliata, io non so niente!-
- Usa un po' di fantasia, ti prego- mentre diceva questo, strinse il pugno intorno al bicchiere, facendo diventare le nocche di un bianco cadaverico e incrinando il vetro spesso.
- Posso dirti che, a giudicare dai vestiti, deve essere un boss mafioso o qualcosa di simile. Dovresti  rivolgerti a Speed, qui dietro l'angolo, sa sempre tutto di tutti!-
Detto questo Mac buttò giù il liquore in un solo sorso, si alzò ed uscì in strada.

Parcheggiata davanti al locale una limo nera opaca,  con i vetri rigorosamente a specchio, stava facendo salire l'uomo in madreperla.
Mac si allontanò dalla scena, diretto verso il ricettatore di nome Speed. Lo trovò, come promesso, in un angolo del vicolo, intento a farsi pagare da un tossico con una cresta sgargiante. Finita la transazione chiamò  con un fischio Mac, il quale si avvicinò e, diretto, chiese:
- L'uomo che sta andando via in limo, vestito in madreperla, chi è?-
- Calma calma calma! Primo :Chi cazzo sei Secondo: Che cazzo vuoi e Terzo...-
Non riuscì neanche a terminare la frase che si ritrovò appeso al muro con la mano di Mac come una morsa sul collo, i suoi piedi a 30 cm dal suolo
- Chi sono non ti interessa e che cosa voglio dovrebbe esserti chiaro, dimmi chi è quel tipo!!!-
Speed, a cui stava finendo l'effetto della dose che si era fatto 20 minuti prima, non si sentiva molto coraggioso
- É un capoccia della City, vive in uno di quelle torri tutte vetro e acciaio! Ma non so di più, te lo giuro!-
Mac constatò dall'urina che gocciolava dal cavallo dei jeans strappati di Speed che era la verità e, dopo aver assestato un pugno nello stomaco del ricettatore, si allontanò dal vicolo.

Intanto l'agente Salvados annotava sul datapad il numero della targa e l'uomo di pelle osservava la scena da una pozza d'ombra generata da una lampada rotta.

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connecting:  corporatedesk_form45B.com [80] launching
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SECURITY BREACH...

SOUTH GATE VIOLATED...









...CONNECTION LOST...