Rudolf
Sandoval aveva accompagnato sua moglie a fare spese, aveva insieme a lei pranzato in un
locale alla moda e l'aveva riaccompagnata a casa, dove la lasciò intenta a
preparare una delle sue ricette sperimentali, su cui stava scrivendo un libro. Ora
si trovava nel vagone della metro diretto verso il centro finanziario, dove si
stagliavano contro il cielo le sedi delle maggiori imprese e corporazioni. Non fu
difficile individuare il grattacielo della Farrow&Spiez, situato a pochi
passi dalla fermata, poiché un grosso schermo correva lungo i primi 20 piani,
proiettando fantasie geometriche psichedeliche miste al logo dell'azienda, una
F e una S che si intrecciavano più volte.
Sandoval entrò e si trovò in una hall
sfarzosa, tutta vetro e superfici lucide, costituita da un salone con al centro,
poco lontana dalle porte degli ascensori, una lunga reception, dietro la quale
sedeva un uomo rasato a zero, con tatuata un’intricata fantasia a linee dorate
sul cuoio capelluto.
- Buongiorno,
benvenuto alla Farrow&Spiez, come posso esserle utile?-
- Salve,
sono l'agente della polizia metropolitana Salvados, vorrei...-
l'espressione
dell’uomo al di là del bancone cambiò improvvisamente, come colpito da un dardo
-
Salvados!? Quel Salvados!? Non ci posso credere! Che cosa fa qui? Una missione
in incognito? Un caso difficile da sbrogliare?- pendeva dalle sue labbra
- No,
niente di tutto ciò, devo solo vedere il signor Farrow-
- Ha un
appuntamento?-
- No,
speravo che lei...- lesse il cartellino olografico appuntato sul bavero della
giacca
- Alan, mi
potesse aiutare-
- La annuncerò
io, non si preoccupi. Settantesimo piano, prenda l'ascensore B, è stato un
piacere agente!-
- Piacere
mio! E si ricordi: un agente in incognito non si sarebbe presentato!-
E salì
sull'ascensore, lasciando Alan a bocca aperta.
La salita
durò solo pochi istanti, giusto il tempo di scorrere le ultime news sul
touchscreen posto sulla parete: l'ennesima crisi nel Suburb sfociata nel
sangue, l'ennesima protesta dei sostenitori dei diritti umani, ecc ecc
Le porte
scorrevoli si aprirono ed un campanello avvisò di essere giunti al piano
desiderato. Lo spettacolo oltre le porte era quasi bucolico: piante rigogliose
si arrampicavano verso il soffitto candido, creando delle quinte verdi quasi
disorientanti. Un profumo di fiori tropicali, probabilmente sintetici, aleggiava
nell'aria, catturando i sensi di Sandoval, facendogli quasi sfuggire le guardie
perfettamente mimetizzate tra le frasche di una pianta dagli sgargianti fiori
viola. Passandogli accanto invisibili sensori controllarono il nuovo
venuto, scansionandone ogni millimetro del corpo, alla ricerca di minacce.
Al termine
di un corridoio verde si trovava un loggiato, probabilmente
mutuato da qualche monastero benedettino vecchio di secoli, che si apriva su di
uno spazio ricolmo di fiori e statue. Su di una panchina sedeva un essere
asessuato, la cui pelle candida si stagliava sull’intorno, che appena vide
Sandoval si alzò e gli andò in contro.
- Benvenuto
Agente, la accompagnerò dal Signor
Farrow appena avrà terminato un’importante videoconferenza, intanto sediamoci
qui e godiamoci i raggi solari.-
Le corporazioni
e i benestanti amavano circondarsi di queste AI capaci di frasi preconfezionate
e finte gentilezze, ma per quanto Sandoval odiasse tali creazioni, veniva in
pace, quindi si sedette a godersi i “fintissimi” raggi solari.
L’armadietto
n° 254c della fermata “Dorney Plaza” si aprì con uno schiocco quando Mac inserì
il codice pin tramite il tastierino numerico posto sulla cornice esterna della
struttura. All’interno dello spazio 70 per 40 centimetri erano stati
posizionati diversi fagotti in tessuto, di colori sgargianti. Mac ne prese uno
non particolarmente grande e ne controllò il contenuto: una pistola a dardi
autopropulsi mark 7. Queste armi, grazie al sistema di espulsione del
proiettile, avevano reso inutile l’utilizzo dei soppressori, rendendole molto
amate e ricercate per lavoretti “urbani”. La tolse dal sacco di tela, la infilò
in una fondina posta dietro alle reni e richiuse il portello. Si rivolse a
Marvin che stava osservando i pendolari intenti a salire su un vagone stracolmo
- Sono pronto,
tu come sei messo?-
- Bene, anche
se non credo che quella ti servirà- con un cenno indicò la pistola di Mac
- Non
voglio trovarmi impreparato in caso il nostro amico perda la pazienza-
- Se ha
scelto un luogo pubblico è proprio per non avere sorprese, non facciamo
puttanate e vedrai che andrà tutto liscio. A proposito, dove hai messo i soldi
di Miky?-
Mac si batté
il palmo della mano contro il petto, producendo un rumore attutito di carta
stropicciata
– Speriamo solo
che bastino!-
Presero il
treno in arrivo, diretto al deposito, solo dopo che avrà attraversato però il
terminal 3B.
La stazione
era una delle principali della linea blu e per questo motivo l’architettura
scelta dai progettisti era monumentale ed opulenta, tutta riflessioni,
luccichii e maxi schermi. Mac e Marvin si diressero verso l’ingresso per
eseguire una veloce ricognizione dell’area e trovare le vie di fuga più sicure.
Decisero che in caso di problemi avrebbero utilizzato le porte d’emergenza poste
a ovest del blocco principale, dividendosi una volta usciti, per poi
ritrovarsi al motel della notte prima, tempo massimo di attesa 3 ore, poi ognuno
per sé. Decisero l’approccio con l’uomo di Farrow e si sedettero in attesa al
bar della stazione.
La
videoconferenza durò più di un’ora, durante la quale l’entità cibernetica
emetteva un basso ronzio talmente fastidioso che Rudolf si trovò più volte a
chiedersi se andarsene. Improvvisamente gli occhi sintetici si aprirono e si illuminarono
di un verde acceso.
– La prego
di seguirmi- si alzò e si diresse verso una doppia porta in legno intarsiato,
che si aprì automaticamente. Uno spazioso ufficio d’angolo mostrava con
sfacciataggine il panorama mozzafiato del palazzo, uno dei più alti del
quartiere. La vista si perdeva tra le nuvole di condensa e le pareti specchiate
dei grattacieli vicini, su cui baluginavano le luci veloci delle navette
private e dei bot di sorveglianza.
In fondo
alla sala si trovavano diverse sedie e una lunga scrivania completamente in
vetro, a mezzaluna, dietro cui sedeva una figura imperiosa.
- Prego Agente
Salvados! Si accomodi, a cosa devo questa visita inaspettata?- risuonò una voce
baritonale
- Mi scusi
l’intrusione signor Farrow, ma debbo farle alcune domande- l’AI indicò una
sedia in pelle e, una volta che Rudolf si sedette, si allontanò. La porta si
richiuse alle sue spalle, emettendo un basso sbuffo.
- L’ho vista la notte scorsa nel Suburb, potrei
chiederle che interesse ha in quelle zone degradate? -
- Certo, sto cercando alcuni uomini per un
lavoro.- la sua franchezza lasciò colpito Sandoval, pronto già a fronteggiare
un avversario reticente a rispondere.
- Posso chiederle
di che lavoro si tratta?-
- È forse interessato
ad arrotondare lo stipendio?-
- È mio
dovere conoscere ciò che accade in città, di questo converrà con me-
- Non se il
lavoro di cui parlo è all’estero, giusto agente?- e continuò, incalzandolo
- E le
ripeto, se non è qui per quel lavoro, la prego di andarsene, anche se conoscendo
il suo passato…-
- Il mio
passato? Di cosa parla?-
- Agente,
un uomo potente come me deve conoscere ciò che accade e ciò che è accaduto in
città, di questo converrà con me- un sorriso sarcastico comparì tra le rughe
del viso del signor Farrow.
- Mi dica
cosa sa e di cosa ha bisogno-
- Non le posso
dire nulla del lavoro, solo il pagamento e il numero di uomini che mi servono-
- Come
faccio ad accettare senza sapere di cosa si tratta?-
- Andiamo,
150.000 crediti da dividere con il resto della squadra sono molti di più di
quello che da giovane rubò!-
Rudolf si
alzò dalla sedia di scatto, colto da una rabbia irrefrenabile
- Non le
permetto di fare queste insinuazioni! Sono un Agente rispettato della Polizia!-
- Certo, lo
è ADESSO! Ma sappiamo entrambi che da giovane…- Farrow lasciò volutamente
cadere il discorso
- Ok, sono
tutto orecchi-
- Si sieda
per cortesia, non vorremmo che l’opinione pubblica venga a sapere delle sue
marachelle no?- attese che Salvados si calmasse e continuò - Appena avrà
trovato altri due uomini si presenti qui, pronti a partire. Ed ora, se non le
dispiace, ho una chiamata sulla linea privata.- quasi a comando l’apparecchio
telefonico iniziò a trillare.
Salvados si
alzò e ancora costernato dalla conversazione, si avviò verso la porta, attraversò
la loggia, il corridoio vegetale e prese l’ascensore.
Dove
avrebbe trovato due uomini per il lavoro? Come avrebbe potuto impedire che
Farrow divulgasse, a lavoro ultimato, le informazioni che aveva con sudore
nascosto tutti questi anni?
Il
cellulare di Manny suonò, annunciando l’arrivo di un messaggio
“il treno delle 14.58, binario 5, vedi di
esserci”
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