4. BLACKMAIL


Rudolf Sandoval aveva accompagnato sua moglie a fare spese, aveva insieme a lei pranzato in un locale alla moda e l'aveva riaccompagnata a casa, dove la lasciò intenta a preparare una delle sue ricette sperimentali, su cui stava scrivendo un libro. Ora si trovava nel vagone della metro diretto verso il centro finanziario, dove si stagliavano contro il cielo le sedi delle maggiori imprese e corporazioni. Non fu difficile individuare il grattacielo della Farrow&Spiez, situato a pochi passi dalla fermata, poiché un grosso schermo correva lungo i primi 20 piani, proiettando fantasie geometriche psichedeliche miste al logo dell'azienda, una F e una S che si intrecciavano più volte. 
Sandoval entrò e si trovò in una hall sfarzosa, tutta vetro e superfici lucide, costituita da un salone con al centro, poco lontana dalle porte degli ascensori, una lunga reception, dietro la quale sedeva un uomo rasato a zero, con tatuata un’intricata fantasia a linee dorate sul cuoio capelluto.
- Buongiorno, benvenuto alla Farrow&Spiez, come posso esserle utile?-
- Salve, sono l'agente della polizia metropolitana Salvados, vorrei...-
l'espressione dell’uomo al di là del bancone cambiò improvvisamente, come colpito da un dardo
- Salvados!? Quel Salvados!? Non ci posso credere! Che cosa fa qui? Una missione in incognito? Un caso difficile da sbrogliare?- pendeva dalle sue labbra
- No, niente di tutto ciò, devo solo vedere il signor Farrow-
- Ha un appuntamento?-
- No, speravo che lei...- lesse il cartellino olografico appuntato sul bavero della giacca
- Alan, mi potesse aiutare-
- La annuncerò io, non si preoccupi. Settantesimo piano, prenda l'ascensore B, è stato un piacere agente!-
- Piacere mio! E si ricordi: un agente in incognito non si sarebbe presentato!-
E salì sull'ascensore, lasciando Alan a bocca aperta.
La salita durò solo pochi istanti, giusto il tempo di scorrere le ultime news sul touchscreen posto sulla parete: l'ennesima crisi nel Suburb sfociata nel sangue, l'ennesima protesta dei sostenitori dei diritti umani, ecc ecc
Le porte scorrevoli si aprirono ed un campanello avvisò di essere giunti al piano desiderato. Lo spettacolo oltre le porte era quasi bucolico: piante rigogliose si arrampicavano verso il soffitto candido, creando delle quinte verdi quasi disorientanti. Un profumo di fiori tropicali, probabilmente sintetici, aleggiava nell'aria, catturando i sensi di Sandoval, facendogli quasi sfuggire le guardie perfettamente mimetizzate tra le frasche di una pianta dagli sgargianti fiori viola. Passandogli accanto invisibili sensori controllarono il nuovo venuto, scansionandone ogni millimetro del corpo, alla ricerca di minacce.
Al termine di un corridoio verde si trovava un loggiato, probabilmente mutuato da qualche monastero benedettino vecchio di secoli, che si apriva su di uno spazio ricolmo di fiori e statue. Su di una panchina sedeva un essere asessuato, la cui pelle candida si stagliava sull’intorno, che appena vide Sandoval si alzò e gli andò in contro.
- Benvenuto Agente,  la accompagnerò dal Signor Farrow appena avrà terminato un’importante videoconferenza, intanto sediamoci qui e godiamoci i raggi solari.-
Le corporazioni e i benestanti amavano circondarsi di queste AI capaci di frasi preconfezionate e finte gentilezze, ma per quanto Sandoval odiasse tali creazioni, veniva in pace, quindi si sedette a godersi i “fintissimi” raggi solari.

L’armadietto n° 254c della fermata “Dorney Plaza” si aprì con uno schiocco quando Mac inserì il codice pin tramite il tastierino numerico posto sulla cornice esterna della struttura. All’interno dello spazio 70 per 40 centimetri erano stati posizionati diversi fagotti in tessuto, di colori sgargianti. Mac ne prese uno non particolarmente grande e ne controllò il contenuto: una pistola a dardi autopropulsi mark 7. Queste armi, grazie al sistema di espulsione del proiettile, avevano reso inutile l’utilizzo dei soppressori, rendendole molto amate e ricercate per lavoretti “urbani”. La tolse dal sacco di tela, la infilò in una fondina posta dietro alle reni e richiuse il portello. Si rivolse a Marvin che stava osservando i pendolari intenti a salire su un vagone stracolmo
- Sono pronto, tu come sei messo?-
- Bene, anche se non credo che quella ti servirà- con un cenno indicò la pistola di Mac
- Non voglio trovarmi impreparato in caso il nostro amico perda la pazienza-
- Se ha scelto un luogo pubblico è proprio per non avere sorprese, non facciamo puttanate e vedrai che andrà tutto liscio. A proposito, dove hai messo i soldi di Miky?-
Mac si batté il palmo della mano contro il petto, producendo un rumore attutito di carta stropicciata
– Speriamo solo che bastino!-
Presero il treno in arrivo, diretto al deposito, solo dopo che avrà attraversato però il terminal 3B.
La stazione era una delle principali della linea blu e per questo motivo l’architettura scelta dai progettisti era monumentale ed opulenta, tutta riflessioni, luccichii e maxi schermi. Mac e Marvin si diressero verso l’ingresso per eseguire una veloce ricognizione dell’area e trovare le vie di fuga più sicure. Decisero che in caso di problemi avrebbero utilizzato le porte d’emergenza poste a ovest del blocco principale, dividendosi una volta usciti, per poi ritrovarsi al motel della notte prima, tempo massimo di attesa 3 ore, poi ognuno per sé. Decisero l’approccio con l’uomo di Farrow e si sedettero in attesa al bar della stazione.

La videoconferenza durò più di un’ora, durante la quale l’entità cibernetica emetteva un basso ronzio talmente fastidioso che Rudolf si trovò più volte a chiedersi se andarsene. Improvvisamente gli occhi sintetici si aprirono e si illuminarono di un verde acceso.
– La prego di seguirmi- si alzò e si diresse verso una doppia porta in legno intarsiato, che si aprì automaticamente. Uno spazioso ufficio d’angolo mostrava con sfacciataggine il panorama mozzafiato del palazzo, uno dei più alti del quartiere. La vista si perdeva tra le nuvole di condensa e le pareti specchiate dei grattacieli vicini, su cui baluginavano le luci veloci delle navette private e dei bot di sorveglianza.
In fondo alla sala si trovavano diverse sedie e una lunga scrivania completamente in vetro, a mezzaluna, dietro cui sedeva una figura imperiosa.
- Prego Agente Salvados! Si accomodi, a cosa devo questa visita inaspettata?- risuonò una voce baritonale
- Mi scusi l’intrusione signor Farrow, ma debbo farle alcune domande- l’AI indicò una sedia in pelle e, una volta che Rudolf si sedette, si allontanò. La porta si richiuse alle sue spalle, emettendo un basso sbuffo.
-  L’ho vista la notte scorsa nel Suburb, potrei chiederle che interesse ha in quelle zone degradate? -
 - Certo, sto cercando alcuni uomini per un lavoro.- la sua franchezza lasciò colpito Sandoval, pronto già a fronteggiare un avversario reticente a rispondere.
- Posso chiederle di che lavoro si tratta?-
- È forse interessato ad arrotondare lo stipendio?-
- È mio dovere conoscere ciò che accade in città, di questo converrà con me-
- Non se il lavoro di cui parlo è all’estero, giusto agente?- e continuò, incalzandolo
- E le ripeto, se non è qui per quel lavoro, la prego di andarsene, anche se conoscendo il suo passato…-
- Il mio passato? Di cosa parla?-
- Agente, un uomo potente come me deve conoscere ciò che accade e ciò che è accaduto in città, di questo converrà con me- un sorriso sarcastico comparì tra le rughe del viso del signor Farrow.
- Mi dica cosa sa e di cosa ha bisogno-
- Non le posso dire nulla del lavoro, solo il pagamento e il numero di uomini che mi servono-
- Come faccio ad accettare senza sapere di cosa si tratta?-
- Andiamo, 150.000 crediti da dividere con il resto della squadra sono molti di più di quello che da giovane rubò!-
Rudolf si alzò dalla sedia di scatto, colto da una rabbia irrefrenabile
- Non le permetto di fare queste insinuazioni! Sono un Agente rispettato della Polizia!-
- Certo, lo è ADESSO! Ma sappiamo entrambi che da giovane…- Farrow lasciò volutamente cadere il discorso
- Ok, sono tutto orecchi-
- Si sieda per cortesia, non vorremmo che l’opinione pubblica venga a sapere delle sue marachelle no?- attese che Salvados si calmasse e continuò - Appena avrà trovato altri due uomini si presenti qui, pronti a partire. Ed ora, se non le dispiace, ho una chiamata sulla linea privata.- quasi a comando l’apparecchio telefonico iniziò a trillare.
Salvados si alzò e ancora costernato dalla conversazione, si avviò verso la porta, attraversò la loggia, il corridoio vegetale e prese l’ascensore.
Dove avrebbe trovato due uomini per il lavoro? Come avrebbe potuto impedire che Farrow divulgasse, a lavoro ultimato, le informazioni che aveva con sudore nascosto tutti questi anni?

Il cellulare di Manny suonò, annunciando l’arrivo di un messaggio
“il treno delle 14.58, binario 5, vedi di esserci”

Nessun commento:

Posta un commento