8. CITY HALL


Alle prime luci dell'alba il Tenente svegliò i soldati.
Varmit, ancora infilato per metà nel sacco a pelo, si mise a fare un thè con il fornelletto da campo, alimentato a tavolette di gel infiammabile.
- Hanno inventato diavolerie di ogni genere, ma un buon thè è il miglior amico di un soldato!-
Esclamò nei confronti di tutti e di nessuno.
- Non siamo più soldati, siamo mercenari assetati di crediti!-
- Ah, dottore, mi lasci in pace! Soldato di ventura le suona meglio?-
Il Tenente si avvicinò a Specow che vegliava su Adams e, parlando a bassa voce chiese:
- Come si sente? Stanotte ha dato spettacolo! Il Carbon non ha fatto effetto?-
- Il problema delle droghe come il Carbon é che l'effetto varia in base al soggetto e alle sue onde cerebrali. Adams deve essere rimasto talmente scioccato che il suo cervello non si voleva sottomettere.-
Il tecnico aprì piano gli occhi e si mise seduto, guardandosi intorno confuso. Varmit gli porse una gavetta fumante.
- Tieni soldatino, bevi e vedrai che ti passa!-
Adams accettò la tazza senza rispondere, in stato catatonico. La portò alle labbra e ne sorseggiò il contenuto. Dopo pochi attimi si rizzò in piedi e vomitò.
Il medico lo sorresse prontamente, adagiandolo poi sul giaciglio.
- Ha un'emorragia interna! Bisogna assolutamente che riceva cure intensive-
Disse osservando il sangue presente nel liquido che colava dalla bocca del tecnico.
Fu Biz a parlare.
- Emorragia interna? E da quando la paura provoca emorragie?-
- Se stressato a livelli critici il corpo può rispondere in maniera inaspettata. Dobbiamo evacuarlo Tenente-
- Negativo, il nostro passaggio non arriverà prima del termine stabilito. Nel suo zaino non ha niente di utile?-
- Posso somministrargli cinquanta unità di Henefrol, ma dovrò fare una diagnostica approfondita appena possibile. E non potrà camminare per qualche ora.-
- D'accordo, lei rimarrà qui insieme a Trigger, mentre noi ci recheremo all'ufficio tecnico, torneremo prima del buio. Rimanete nascosti e raddoppiate le trappole perimetrali. Solita parola di riconoscimento, ok?-
Detto questo radunò gli uomini all'esterno e si diresse con loro verso il quartiere chiamato "Città Giardino".
Lungo il tragitto non trovarono segni di vita di alcun genere, se non qualche uccello che si alzò protestando da un cornicione. Arrivati al confine del quartiere rimasero senza parole: ciò che era nato come un luogo in cui l'uomo e la natura si dovevano unire, ora era diventato una giungla intricata. I tetti delle villette unifamiliari si perdevano sommersi dalle frasche e dai rampicanti. Addirittura l'interno di molti edifici era stato colonizzato dalla vegetazione, rendendone inagibili la maggior parte.
Il Tenente chiamò a raccolta i suoi e fece loro vedere il pda.
- L'ufficio tecnico, situato nel municipio, é a circa due chilometri a sud.-
- Il problema è che c'è un muro di alberi, rovi ed arbusti tra lui e noi!-
Esclamò Mac provando a vibrare un violento colpo con il machete.
- Per questo proveremo ad intercettare la strada principale, dobbiamo girare a ovest e dirigerci a sud per tre chilometri. Bevete e poi rimettiamoci in marcia-

- Lasciatemi! Lasciatemi andare!-
Urlò Adams in preda alle allucinazioni.
- Dottore, lo faccia tacere, è troppo rumoroso!-
Trigger tradiva nervosismo nel tono di voce, ma era difficile, con il viso completamente fasciato, capire se fosse per paura o per fastidio.
- Non posso somministrare l'Henefrol insieme ad altri farmaci, rischiamo che vada in arresto cardiaco o respiratorio-
- E noi rischiamo che ci scoprano, lo faccia tacere!-
Il mitragliere scrutava l'esterno attraverso il mirino capacitivo: le strade erano deserte e le finestre dei palazzi disabitati era buie e cavernose, ma si sentiva comunque osservato.

- Sembra più un tunnel che una via principale!-
Esclamò Varmit entrando sotto la volta degli alberi, un tempo semplici filari ai lati del boulevard di accesso.
- Dobbiamo seguirlo fino in fondo e ci troveremo di fronte al municipio. Fate attenzione ai fianchi, non finiamo in un'imboscata come dei dilettanti, ok?-
- Le imboscate sono la mia specialità-
Sogghignò Marvin, ma nessuno rise.
Tutti erano costernati dalla natura selvaggia: le megalopoli avevano fatto dimenticare, anche ai pochi fortunati che lo avevano provato, come potesse essere vivere in spazi verdi e abitati da piante vere.
Arrivarono senza intoppi di fronte alla facciata in mattoni del municipio. Qualche vezzo architettonico aveva voluto fosse costruito scimmiottando le architetture di Alvar Aalto, fondendo l'edificio con la natura. La porta d'ingresso, rivestita con pannelli di legno e logorata dall'umidità, era socchiusa. Il pavimento dell'ingresso era coperto di foglie secche, trasportate lì dal vento e la poca luce proveniente dalla porta aperta non bastava per illuminare l'ambiente.
- Accendete le torce, cerchiamo questo ufficio tecnico.-
Ordinò il Tenente, richiudendo poi i battenti alle sue spalle.
Sulla stanza rettangolare, adibita un tempo a sala d'attesa ed ingresso, si aprivano varie porte, con la parte alta in vetro smerigliato, recanti targhette numerate.
- Sandoval, qualche indizio? Un numero?-
Chiese Varmit rivolto a chi custodiva la chiave.
- Niente, la chiave è liscia-
Decisero di perquisire sistematicamente ogni ambiente, partendo dall'ufficio più vicino alla porta. Si rivelò essere una segreteria. La ricerca continuò per diverso tempo, fino al ritrovamento di una porta chiusa. La targhetta riportava un insignificante "12".
Provarono la chiave, inutilmente. Finirono il giro, ma la chiave non apriva niente.
- Sfondiamola, è l'unica soluzione-
Esordì Varmit, avvicinandosi minaccioso al battente. Ruppe il vetro con il calcio del railgun e si girò poi verso gli altri, con la faccia del bambino che aspetta un complimento.
- Dovrei ringraziarti per questo casino?-
Domandò tra l'arrabbiato e il divertito Berved.
- Biz, sei il più piccolo di noi, infilati nel buco e cerca di aprirci.-
Il caporale, aiutato da Mac, scivolò nella stanza e sbloccò la serratura dall’interno. L'arredamento non era dissimile al resto dell'edificio: una scrivania in legno, due sedie imbottite e uno schedario in allumino. Quest'ultimo presentava una serratura, in cui entrò perfettamente la chiave.
Si sbloccò con un rumoroso cigolio di parti non oliate da tempo.
I primi due cassettoni erano vuoti.
Berved aprì con poca speranza l'ultimo e vi trovò una planimetria del complesso di ricerca e un mazzo di chiavi, di misure e fogge diverse, ma nessuna targhetta.
- Penso fosse questa l’unica cosa utile qui dentro, andiamocene. All'andata ci abbiamo messo 4 ore, più una qui dentro. Dobbiamo tornare al campo prima del tramonto, quindi galoppare!-

Da circa quaranta minuti Adams si era calmato e giaceva in trance nel sacco a pelo. Specow ne approfittò per sgranchirsi le gambe, andando dal garage fino alla stanza adiacente, in cui faceva la guardia Trigger.
La poca luce che filtrava all’interno dell’edificio dava ad ogni oggetto un’aura di surreale, così il dottore prese paura quando Trigger gli toccò la spalla, sussurrandogli nell’orecchio:
- Dottore, prenda la sua arma e si prepari, abbiamo compagnia!-

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